Attualità

Omicidio Lasala, le lacrime di chi lavora nel centro storico di Barletta

La Redazione
Il pianto di chi, negli ultimi 20 anni, si è ritrovato a respirare l'ossigeno della speranza in un futuro a misura delle persone ritornate a viverci e – tantissimi giovani – venute a lavorarci
scrivi un commento 5111

Compito di un giornalista è di raccontare i fatti. Anche quelli, soprattutto quelli, nascosti alla cronaca più evidente e devastante. E così ieri sera, dietro le telecamere de “La Vita in Diretta” per il collegamento su Rai Uno dal luogo dell’omicidio, ho assistito da Giornalista e soprattutto da Cittadino al pianto liberatorio di chi stenta a riconoscersi in quelle immagini, in quei racconti. Senza strepitare, senza reclamare, senza urlare…

Chi ha pianto ieri sera a telecamere spente davanti all’inviata della Rai. Un parente offeso? Un cittadino disperato? Uno chiunque dalla folla senza nome?

A piangere è stato chi nel centro storico vive e ci ha lavorato, anzi ci lavora da almeno vent’anni. Uno dei tanti piccoli esercenti delle attività produttive disseminate nei vicoli di un centro storico fatalisticamente bello e dannato, condannato in queste ore dove si lanciano messaggi al ripristino della legalità, al rafforzamento delle operazioni di polizia e di vigilanza, ad una normalità più di facciata che reale.

A piangere è stato chi ha creduto ed ancora crede a quella parte buona, a quella parte migliore di una città che ha lottato nelle precedenti amministrazioni comunali per migliorare condizioni di benessere e di vivibilità fianco a fianco di chi era stato eletto democraticamente dal popolo e che al popolo doveva fornire risposte, soluzioni, garanzie…

Almeno vent’anni, ci è stato raccontato ieri sera da chi si è lasciato andare a quel pianto liberatorio. Vent’anni nei quali il centro storico di Barletta, dai tempi del sindaco Francesco Salerno subito dopo le invocazioni rivolte dalla defunta Azienda autonoma di soggiorno e turismo, ha visto liberalizzare ed incentivare le proprie attività e la propria “vita” commerciale, residenziale, urbanistica. Un centro storico che, da rione via via svuotato dall’emigrazione verso le zone nuove della 167, si è ritrovato a respirare l’ossigeno della speranza in un futuro a misura delle persone ritornate a viverci ed a misura soprattutto delle persone – tantissimi giovani – venute a lavorarci.

Ma ieri sera chi ha pianto? Una di quelle persone che a quella promessa di centro storico hanno creduto e ci hanno investito. In un locale dove mangiare bene. In un “bed and breakfast” dove ritrovarsi in un’atmosfera di accoglienza e di famiglia.

A quel pianto dobbiamo credere. Ed a quelle lacrime liberatorie nascoste ma cocenti dobbiamo soprattutto prestare attenzione, la massima attenzione.

Proprio in queste ore, in questi giorni, in queste settimane, in tutti questi prossimi mesi che ci porteranno ad eleggere nuovo Sindaco e nuovo Consiglio comunale.

In questi momenti dove a rappresentarci a Palazzo di Città vi è un Commissario prefettizio: ma anche momenti dove ci stanno spiovendo addosso come una valanga certi comunicati politici dai contenuti (talvolta) estranei al sentire condiviso.

Momenti dove chi opera, per esempio, nel mondo e/o nei vari mondi della Cultura barlettana deve chiamarsi l’uno con l’altro e, superando gli schematismi o burocratismi (spesso) inutile come le Consulte o quant’altro, dare voce alla coscienza ed agire, agire, agire.

 

Nino Vinella, giornalista da quasi mezzo secolo, cittadino da 67 anni

 

mercoledì 3 Novembre 2021

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Zorro
Zorro
2 anni fa

Punizioni severe drastiche che lasciano il segno. Dai 40 anni in su e vedrete che il prossimo ci pensa 2 volte prima di…. Nex attenuante. Ma ovviamente questo è pura utopia purtroppo