La proposta

Parco Mura di San Cataldo, un’idea verde contro l’anacronismo urbanistico

Parco delle mura di San Cataldo
La nota del Laboratorio di Immaginazione Urbana a firma dell'Arch. Massimiliano Cafagna, Arch. Giuseppe Tupputi, Arch. Alessandra Rutigliano, Arch. Michele Porcelluzzi, Marco Bruno, Saverio Rociola.
1 commento 335

Dopo la demolizione dei vecchi serbatoi di carburante ENI, inizialmente avviata per restituire questo spazio alla città nell’ottica di trasformarlo in un parco pubblico, oggi, aumenta sempre di più il rischio di realizzarvi un grande parcheggio a raso. Questa direzione intrapresa dalla neonata amministrazione comunale (ma già avviata dalla precedente) si dimostra anacronistica e sconfortante per diverse ragioni. In un momento storico in cui molti comuni europei si preparano ad eliminare definitivamente le automobili dalle città, in cui molti centri medio-grandi, anche a noi vicine (come Bari, per esempio), si dotano di un sistema valido ed efficiente di park & ride pubblici (parcheggi con bus navetta gratuiti) e mobilità sostenibile; a Barletta, invece, si progetta la costruzione di un parcheggio accanto al fossato del castello: l’ennesima separazione tra le mura del centro storico e il mare. Siamo convinti che questo modo di pensare sia insostenibile, retrogrado e privo di lungimiranza. Considerando, inoltre, la relativa vicinanza al centro cittadino del grande parcheggio dell’Ipercoop, che in orario serale è inutilizzato, si potrebbero ipotizzare forme di convenzione pubblico/privato con i gestori di tale parcheggio, per sfruttarne l’ingente capacità di posti auto (non solo il piano interrato, privo di circuiti di sorveglianza) anche durante le ore della movida serale e notturna.

Ecco perché torniamo ancora una volta a ripetere che, per quest’area, bisognerebbe sforzarsi di pensare a progetti migliori, ascoltando in primis le volontà della cittadinanza, dialogando con le associazioni e con i residenti. Qualche tempo fa abbiamo proposto, per esempio, un’idea già peraltro nata qualche decennio fa per mano dell’architetto Ambasz sotto l’amministrazione Salerno, relativa alla realizzazione di un “Parco delle Mura di San Cataldo”, inteso come un primo tassello della realizzazione del grande Parco Litorale di Barletta. D’altronde, l’allarme sulla mancanza di verde, sulla presenza di smog e sull’aumento delle temperature nelle città pugliesi è già stato lanciato da Coldiretti. E Barletta è tristemente maglia nera tra tutti i capoluoghi italiani per quantità di verde per abitante (solo 3, 9 mq, la più bassa in Puglia e quasi dieci volte al di sotto della media nazionale). Questi dati sono gravissimi e sconfortanti. Ciononostante la politica locale sembra restare insensibile al problema e si continuano a progettare colate di asfalto e cemento nei punti paesaggisticamente più rilevanti della città. Il progetto elaborato dal Comune per l’area, infatti, prevede la realizzazione di un teatro all’aperto con una piazza pavimentata di centinaia di metri quadri, oltre al parcheggio in questione. Questo progetto è qualitativamente inadeguato a un’area di tale valore per la città, e presenta maggiori analogie con la visione della città della seconda metà del Novecento che con le idee di spazio e qualità ambientale della progettazione architettonica contemporanea. Si tratta di scelte che – ne siamo sicuri – danneggeranno il nostro territorio, che invece necessità di un radicale cambiamento del punto di vista con cui si affrontano le questioni ambientali.

Ciò che preoccupa, oltre agli aspetti ambientali, inoltre, è la mancanza di una visione comunitaria nella definizione di Linee Guida in grado di proiettare la città verso il più prossimo futuro. La realizzazione di un parco appare sicuramente come una sfida importante. I costi di gestione ed il ritorno economico di una operazione del genere non appaiono, a primo acchito, semplici ed interessanti. Possiamo affermare però che l’incremento di aree destinate al verde nella nostra città potrebbe rappresentare un importante primo passo verso un reale e radicale cambiamento. L’approccio con cui affrontare le problematiche della città dovrebbe guardare lontano, dovrebbe fornire delle linee guida per il futuro. C’è bisogno di rimettere insieme i pezzi del puzzle. E sicuramente, senza avere in mente l’immagine generale, difficilmente si potrà giungere a conclusioni costruttive. L’area su cui insisterà il nuovo progetto promosso dalla neo insediata amministrazione ricopre il ruolo di cerniera a livello urbano. La realizzazione di un progetto privo di connessioni con il contesto rappresenta una cesura (l’ennesima) tra il tessuto storico ed il mare, tra le emergenze di valore storico-architettonico e le esigenze degli odierni cittadini. Riconnettere è il tema centrale su cui riflettere. Risolvere puntualmente le discontinuità non farà altro che generare ulteriori contraddizioni e privare i cittadini della possibilità di immaginare una Barletta nuova, diversa, contemporanea.

Ma, in una città che muore asfissiata senza polmoni verdi (gli unici tre “parchi” sono la Villa Bonelli, Giardini Baden Powell e il Cimitero), sfregiata dalla speculazione edilizia nella 167 (realizzata a suon di varianti al vetusto PRG), la realizzazione di un parco in quest’area servirebbe non solo da un punto di vista ecologico e paesaggistico ma rappresenterebbe un segno di cambiamento. Essa servirebbe anche funzionalmente ai cittadini, che potrebbero utilizzare gli spazi del parco per usi civici e culturali, ma anche per passeggiare, per svolgere attività sportiva, per passare il proprio tempo libero, aprendo ad un utilizzo più duraturo e diversificato dell’area.  Eppure, nonostante questo progetto serva evidentemente alla città, forse esso non serve alla politica. Perciò, non possiamo che continuare a riproporre la nostra visione alternativa e possibile del parco sotto le mura di San Cataldo, germe fondativo dell’idea di una Green belt costiera che si estenda linearmente lungo tutta la linea di costa, a ricucire, a mediare e ad esibire un rinnovato legame tra il mare e la città. La speranza è quella che molti cittadini si uniscano per far sentire la propria voce su questo importante tema che ci riguarda tutti. Infine, ci teniamo a sottolineare che, da un lato, la mancanza di una visione strategica all’altezza del tempo storico in cui viviamo (e non ferma anacronisticamente agli anni ‘80) non promette nulla di buono per la città.

D’altra parte, appare sempre più ingiustificabile la mancanza della volontà di impegnarsi in un confronto diretto con i cittadini, le associazioni e le reti civiche locali, che pure hanno dimostrato negli scorsi mesi di avere molto a cuore le sorti dell’area e di poter contare su competenze più larghe di quelle che siedono in consiglio e in giunta comunale. Allora ci chiediamo, invece che continuare a sottovalutare l’importanza di questi luoghi e il loro potenziale trasformativo, invece che produrre progetti mediocri che costruiranno nient’altro che una città mediocre, non sarebbe più saggio istituire un tavolo di progettazione partecipata per sviluppare delle idee condivise e durature rispetto al futuro dell’area? Magari coinvolgendo le reti di cittadinanza attiva, gli ordini professionali, gli enti scientifici e universitari per definire progetti, piani e intenzioni di sviluppo coerenti e tra loro integrati, oltre che sostenibili?

Se tutto ciò non si vuole fare – o non si è in grado di fare – si potrebbe perlomeno provare a prendere qualche buon riferimento, per poi imitare, senza vergogna, anzi con molta dignità, ciò che di buono è stato fatto in altre città, assicurandosi, in tal modo, un buon risultato.

D’altronde, molti sono gli esempi che ci mostrano come poter sfruttare le vecchie mura urbiche e i luoghi adiacenti al castello per realizzare grandi parchi urbani – veri e propri polmoni verdi che abbracciano la città. Basti pensare a Lucca o Ferrara. Oppure, per restare in Puglia, basti pensare a quanto accaduto a Lecce, con la riqualificazione del fossato del castello realizzato da Carlo V, o ad Otranto, con il recupero dell’intero percorso dei fossati cittadini per realizzare spazi destinabili alla pubblica fruizione.  Queste città hanno riconosciuto le potenzialità che i nostri territori offrono, riuscendo a rigenerare i luoghi nell’obiettivo di incrementare i flussi turistici, ma anche e soprattutto di migliorare la qualità di vita dei cittadini.

La speranza è quella che molti cittadini si uniscano per far sentire la propria voce su questo importante tema che coinvolge la collettività. Infine, ci teniamo a sottolineare che, da un lato, la mancanza di una visione strategica all’altezza del tempo storico in cui viviamo (e non ferma anacronisticamente agli anni ‘80) non promette nulla di buono per la città. Si tratta, perciò, innanzitutto, di smuovere le coscienze, di stimolare il dibattito, di lavorare per sviluppare un processo partecipativo continuo (soprattutto in fase di redazione di PUG e PUMS) che porti a definire una visione strategica d’insieme, strutturale, unitaria ed organica, elaborata collettivamente, senza credere che sia utopia ma confidando che, se vogliamo, cambiando rotta, questo potrà essere il domani della nostra città. Insomma, siamo quanto mai convinti che il futuro di questo luogo voglia e debba diventare un parco pubblico – il “Parco delle Mura di San Cataldo”.

giovedì 21 Luglio 2022

Notifiche
Notifica di
guest
1 Commento
Vecchi
Nuovi Più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Esempredici
Esempredici
1 anno fa

I parchi hanno bisogno di manutenzione continua . E soprattutto civiltà. Almeno una delle due cose risulta scarsa.