Cultura

Università, il merito esiste: l’esempio di Fabio Santeramo, ricercatore barlettano pluripremiato

Nicoletta Diella
Intervista al dottor Fabio Santeramo, cattedra di Economia e Politica Agraria all'Università di Foggia
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Mediocrazia, nepotismo, concorsi truccati, ingiustizie: termini che negli ultimi giorni hanno steso una coltre di vergogna su un’istituzione, quella accademica, che dovrebbe portare negli atenei la luce della conoscenza. Fortunatamente però, la realtà non è solo malcostume e spintarelle, e a reggere la fiaccola e le speranze di un mondo accademico giusto, che sa premiare i sacrifici e lo studio, ci sono ancora persone come Fabio Santeramo, ricercatore barlettano presso l’Università degli Studi di Foggia, pluripremiato per le sue pubblicazioni e il suo lavoro: “Il merito esiste – dice -ci sono spazi anche per professionisti che si formano all’estero, hanno investito e continuano ad investire sul territorio“.

Abbiamo posto alcune domande al Dott. Santeramo, cattedra di Economia e Politica Agraria, il quale, con il suo percorso accademico, è vanto e orgoglio per la nostra città.

A marzo dello scorso anno l’Associazione Italiana di Economia Agraria ed Applicata (AIEAA) l’ha premiata con il riconoscimento “Premio Antonio Cioffi per la ricerca scientifica socio-economica su temi rilevanti per l’agricoltura e l’alimentazione da parte di un giovane ricercatore” (entro i 35 anni). A settembre di quest’anno è stato nuovamente premiato durante il Convegno annuale della Società Italiana di Economia Agraria (SIDEA) per la migliore tesi di dottorato di ricerca. Quale importanza hanno per lei a livello accademico questi riconoscimenti?

“Il primo premio che ho vinto, quello dell’Associazione è un premio prestigioso, biennale, giunto alla sua terza edizione: sono stato per tre volte finalista e la terza volta sono stato vincitore. E’ dunque rilevante, per la mia carriera, che nelle tre edizioni tutte le volte sono stato nella triade dei nomi che hanno concorso alla selezione finale.Il premio annuale della Società, ricevuto a settembre, è stato conseguito per il mio lavoro di dottorato: sono risultato vincitore con giudizio unanime della commissione. Entrambi i premi sono di portata internazionale essendo aperti a ricercatori italiani ed esteri. Inoltre, i premi sono riconosciuti sia per l’abilitazione scientifica nazionale, sia in sede concorsuale: conferiscono massimo prestigio. Sono onorato di potermi considerare uno tra i ricercatori di economia agraria più premiato a livello nazionale“.

Lei è impegnato come ricercatore a tempo determinato (cosidetta tenure-track). Quali sono le difficoltà, se ci sono, e le differenze che ha riscontrato tra la realtà italiana e quella estera?

“Ritengo che l’esperienza americana, in Iowa ed in North Carolina, e quella europea, in Germania, sia importante, quasi necessaria per un ricercatore. Forse in controtendenza con quanto spesso detto, vorrei affermare che l’Italia è ancora un posto in grado di attrarre ricercatori che si sono distinti sia nel nostro Paese che all’estero. La mia volontà di spendere la formazione sul territorio è stata facilitata da un’Università, come quella di Foggia, che oggi premia professionisti di rilievo. Non è un caso che il Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente dell’Università di Foggia sia tra i Dipartimenti di Agraria di eccellenza a livello nazionale. Siamo tra i primi dieci a livello assoluto e secondi per classe di dimensione. L’Università di Foggia (e il Dipartimento di Agraria) investe molto nel reclutamento: fondata diciotto anni fa, è passata dall’essere poco conosciuta a essere un’eccellenza italiana”.

Entro la fine del 2019 dovrebbe diventare professore associato…

“Ho conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia (professore associato, ndr) a pieni voti (5 commissari su 5 che hanno votato la mia abilitazione)”.

In una pubblicazione dello scorso dicembre, affronta la problematica del sommerso in Italia, legato soprattutto alla piaga del lavoro nero che sfrutta gli immigrati. Crede, da economista, che possa esserci una soluzione applicabile a breve termine?

“Sicuramente c’è tanto da fare, ma la direzione tracciata dalla Regione Puglia, e in particolare dall’Assessorato all’Agricoltura, è sicuramente quella giusta, ovvero premiare le aziende che non utilizzano mano d’opera irregolare e lavoro nero, anzi punire, seguendo le direttive ministeriali, le aziende che non sono in regola. E’ un percorso in salita, ma prevedo la possibilità di attenuare di molto, fino a risolvere il problema. Purtroppo è una situazione che riguarda diverse realtà, a volte conosciute, a volte meno. La problematica è spesso dibattitua in ambito agricolo, in virtù della facile constatazione del fenomeno in questo settore: certe irregolarità sono sotto gli occhi di tutti. Tuttavia è un fenomeno ben più esteso e coinvolge anche altri settori. Ribadisco, tuttavia, che l’Assessorato e il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo rurale ed Ambientale della Regione Puglia sono molto attenti a questa tematica e sono certo che si sia imboccata la direzione giusta”.

Fabio Santeramo ha conseguito la laurea in Scienze Agrarie a pieni voti presso l’Università di Bari (Italia), il suo Master in Scienze Economiche presso l’Iowa State University (USA) e il suo dottorato in Economia Agraria presso l’Università di Napoli “Federico II” (Italia). Nel 2016 ha completato un periodo quadriennale di studio e ricerca presso la North Carolina State University (USA). Membro dell’IATRC (International Agricultural Trade Research Consortium), Fabio Santeramo ha insegnato in Italia, nei Paesi Bassi e negli Stati Uniti d’America; già consulente per il CIHEAM, la FAO, l’ICCT, la Commissione Europea, l’IATRC e l’IFPRI, Santeramo è autore di più di oltre quaranta articoli scientifici su riviste internazionali ed ha pubblicato con oltre trenta colleghi provenienti da Italia, Germania, Pakistan, Spagna, Stati Uniti d’America e Turchia. Autore per LaVoce.info, le sue ricerche sono state pubblicate su riviste di elavato profilo per il settore, quali la European Review of Agricultural Economics, il Journal of Agricultural Economics, e Agricultural Economics.

giovedì 28 Settembre 2017

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