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“Verde verde verde…la speranza mai si perde!”: progetto per riqualificare i giardini De Nittis

La Redazione
Proposto dal Comitato pro Canne della Battaglia e candidato al premio Rotary "E' bello condividere"
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“Verde verde verde… la speranza mai si perde!”. Questo l’accattivante titolo del progetto candidato dal Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, quale Organizzazione Di Volontariato operante nel Territorio dal 1953, al bando di concorso “E’ bello condividere” indetto dal Rotary Club Barletta per i 100 anni dell’omonima Fondazione e finalizzato a sostenere iniziative di responsabilita’ sociale.

“Verde verde verde… la speranza mai si perde!” (in stretto abbinamento ai partner di progetto nelle figure dei consulenti advisor per le rispettive competenze: arch. Stefania Patella, specializzata in arredo urbano; Nicola Falcetta, fiorista specializzato nel design ambientale; Arcangelo Fiorella, imprenditore edile esperto in allestimento di esterni di contesto) ha proposto la riqualificazione fra memoria storica del Territorio, educazione al rispetto ambientale e fruibilità del decoro urbano.a scopi didattici ed il riadattamento ad uso botanico degli spazi verdi degradati nei Giardini De Nittis fra l’ex viale Giannone e via XXIV Maggio, ed in via dei Pini.

I luoghi del Progetto fra storia ed attualita’, benché inseriti in contesti urbanistici di valenza geografica diversa, appaiono profondamente legati fra loro da contenuti storici e di riferimento culturale nella vivibilità cittadina. A centro città i Giardini De Nittis: lo spazio urbano tradizionalmente considerato dalla cittadinanza e dai governi cittadini quale oasi di verde in pieno centro urbano, nelle immediate vicinanze della Stazione FS e del primo istituto scolastico (Scuola Elementare D’Azeglio). Luogo d’incontro e di socialità diffusa con sedimentazione di rimembranze storiche, ove i numerosi cimeli marmorei in forma di statue, monumenti e reperti combattentistici ne sono testimonianza da fine Ottocento fino ai giorni nostri. Luogo di ritrovo anche ludico o ricreativo: come il caratteristico “Bar Nicolino” anni Sessanta con albero di pino allocato all’interno dell’immobile via via sempre più dimensionato nel corpo urbanistico. E dunque luogo che, in corso di tempo, ha subìto profonde modifiche strutturali dall’originario impianto di verde pubblico cresciuto, manutenuto e curato intorno a viale Giannone ed oggi assorbito da un’unica piattaforma con posizionamento di fontana ed anfiteatro. Il significato urbanistico di viale Giannone ci viene restituito quale arteria di scorrimento e tratto distintivo riconducibile all’usanza della passeggiata festiva o “struscio” nonché al fascino evocativo della figura di un giovanissimo Pietro Mennea che qui sfidava per scommessa e batteva le auto in velocità sul rettifilo. I servizi co m p l e ssi v a m e n t e attivati, fra aspetto orto-botanico e visione dei luoghi, rispondono al concetto avvertito dall’opinione pubblica (anche a mezzo stampa e socialmedia) come bisogno di miglioramento rispetto al quale si rileva effettivamente una particolare urgenza ed emergenza (presenza di extracomunitari, raduni-bivacco, isolamento dal circostante contesto urbanistico risultante dalla persistente chiusura della Scuola d’Azeglio).

E via dei Pini: come da denominazione scelta nella toponomastica in zona di espansione residenziale nel quartiere Borgovilla-Tempio verso la periferia, è la congiungente fra via Madonna della Croce e via Barberini. Essa accoglie un’area a verde pubblico individuata dall’Amministrazione Comunale nel 2009 per la realizzazione di una stele commemorativa delle Vittime di Malaedilizia (le 58 vite spezzate e travolte dal crollo di Via Canosa), per il successivo triennio adottata dalla vicina Scuola Giovanni Paolo II.

Entrambe le due suddette zone urbane sono state arricchite nel tempo dalla piantumazione di palme alto fusto cresciute fino ad assumere imponenti dimensioni: purtroppo nel nostro territorio tali piante d’origine tropicale sono state bersaglio di un piccolo ma potentissimo insetto nemico, conosciuto con il nome di punteruolo rosso. In assenza di più specifici rimedi (fitofarmaci e quant’altro), i vari attacchi portati negli anni scorsi da tale pericoloso coleottero hanno reso spesso necessario un intervento di radicale potatura fino all’estremità inferiore dei tronchi, tale da privare il patrimonio arboreo circostante della loro significativa statura ornamentale nonché generare di converso un deprimente quanto sgradevole spazio vuoto, addirittura desertificato chiaramente visibile ad occhio nudo nel più generale contesto. Innovatività, originalità e congruenza del Progetto nell’emergenza socio–ambientale.

Il progetto punta così, anche in termini innovativi riconducibili a risparmio di spesa (assai costoso ed impegnativo lo sradicamento dell’apparto radicale dal terreno) e miglioramento dell’immagine complessiva, alla originale valorizzazione botanico-funzionale di tali “relitti” ovvero delle basi di quelle palme mozzate come oggetto di potatura, reinserendole a pieno titolo sia quale riqualificato elemento decorativo e sia di maggiore, pregevole decoro urbano.

Due gli interventi proposti. Il primo, riferito ai tronchi relitti delle palme: la memoria storica delle palme preesistenti e della loro presenza fisica viene riproposta mediante l’alloggiamento di piante a fusto alto e cascanti nella parte rimasta del tronco della palma, previo scavo della parte interna residua e preparazione dell’esistente tronco, allo scopo di riqualificare l’area verde e renderla più appetibile ai fruitori. Il secondo, riferito all’infrastruttura in pietra destinata alle sedute per i tronchi delle palme a raso: scavo di fondazioni circolare intorno alla base della palma; getto di calcestruzzo armato con acciaio; innalzamento di pareti circolari con cocciame di pietra a secco del diametro di 1,50 mt. circa e larghezza di 40 cm. a doppia faccia. Come piante da utilizzarsi: euforbia, echinocactus, echeveria, mesembryanthemum e hoya carnosa.

lunedì 22 Maggio 2017

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