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Legge sul caporalato, il segretario nazionale Flai Cgil Mininni: «Si materializza un valore civile e sociale»

Dora Dibenedetto
Una tavola rotonda incentrata sul tema del caporalato
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Qualche mese fa, (ottobre 2016), fu scoperta una targa nella Camera del lavoro di Andria in memoria della bracciante agricola tarantina Paola Clemente, deceduta nelle campagne di Andria, nel luglio 2015, mentre era impegnata nell ’acinellatura dell'uva, per “ portare a casa” circa 40 euro al giorno e lavorando per più di 10 ore.

La lotta al caporalato, soprattutto da parte delle associazioni sindacali di categoria, persevera nel suo intento, affinché i diritti e la dignità dei lavoratori siano riconosciuti in toto per qualsivoglia categoria di lavoratori, nello specifico per i braccianti agricoli.

Per questo, lo scorso venerdì sera, 13 gennaio 2017, presso il chiostro San Francesco di Andria, la Flai Cgil Bat (con il patrocinio dalla Provincia BAT e dalla Città di Andria) ha voluto e organizzato una tavola rotonda incentrata sul tema del “Caporalato, la legge c’è ma va applicata. Lotta al caporalato: le nuove misure contro il lavoro nero in agricoltura”, onde poter diffondere la conoscenza della legge 199 del 29 ottobre 2016 entrata in vigore il 4 novembre 2016, al fine di dare un concreto via libera all'applicazione della normativa per favorire la cultura della legalità, il rispetto dei diritti contrattuali e costruire un percorso tra le parti sociali sul tema.

All'incontro, moderato dalla giornalista Floriana Tolve, hanno preso parte personalità di spicco del mondo sindacale e non, ovverosia: il segretario generale Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, il sindaco di Andria e presidente della provincia Nicola Giorgino, il segretario generale Flai Cgil Bat, Felice Pelagio, il direttore Interregionale del Lavoro, Renato Pingue, il direttore Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, il segretario generale Cgil Bat, Giuseppe Deleonardis, il responsabile dell’Unità Organizzativa Vigilanza Ispettiva Santa Lasala e il segretario Flai Cgil Nazionale Giovanni Mininni.

Si tratta di una legge organica dello Stato che riesce a contrastare l’ intermediazione di manodopera e lo sfruttamento in agricoltura, oltre a dare la possibilità alle aziende e ai sindacati di cogliere sin da subito le norme sull'accoglienza e di intervenire su un più adeguato e meno precario trasporto pubblico utilizzato dai lavoratori – ha così introdotto l'incontro il segretario Flai Cgil Bat Felice Pelagio -. La 199 offre ottime possibilità al mercato del lavoro, avvalendosi di strumenti importanti come la cabina di regia e la rete del lavoro agricolo di qualità (istituita presso l’INPS dall’art. 6, DL 91/2014, convertito con modificazioni dalla L. 116/2014, al fine di selezionare imprese agricole che, rispondendo ai requisiti richiesti per l’iscrizione, si qualificano per il rispetto delle norme in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto. L’art. 8 della L. 199/2016, in vigore il 4 novembre 2016, ha modificato l’art. 6 citato, innovando profondamente la Rete del lavoro agricolo, ampliandone le competenze, introducendo nuovi requisiti richiesti alle aziende, integrando i componenti della Cabina di regia preposta a sovraintendere la Rete) che contribuiscono in maniera importante alla realizzazione di politiche attive sul lavoro .Non possiamo più permettere che i salari dei braccianti, (che non sono solo immigrati stranieri o extracomunitari) siano al di sotto del 50% di quelli previsti dai contratti collettivi nazionali.”

“La legge deve essere applicata prima della nuova stagione di raccolta del pomodoro – ha poi incalzato il segretario generale Flai Cgil Puglia Antonio Gagliardi – . Bassi salari e scarsi diritti non possono continuare ad offendere la dignità di migliaia di braccianti. La 199 è un ottimo strumento legislativo e per noi della Flai rappresenta un altrettanto ottimo risultato dopo anni di lotte al lavoro nero. Pertanto oggi, così come in altre sedi, è nostro compito informare i lavoratori italiani e stranieri dell'esistenza di questa legge e dei diritti che in essa sono contemplati. Tuttavia, la legge di contrasto al caporalato non deve essere un alibi per non applicare e rinnovare i contratti provinciali – ha sottolineato il segretario generale – laddove il lavoro “libero” è degno di un paese civile quale appunto l'Italia.

Netto e con dati alla mano è stato poi l'intervento del segretario generale della Cgil Bat Giuseppe De Leonardis, il quale oltre a ribadire che la 199 non fa solo riferimento allo sfruttamento e all'illegalità inerente il comparto del lavoro agricolo ( la legge dall'art.1 all'art.8 riguarda tutti i comparti produttivi, i restanti articoli fanno riferimento al settore agricolo) ha poi sostenuto che “la legge nei primi cinque articoli ha introdotto una serie di misure repressive che arrivano sino alla confisca dei beni, dei mezzi agricoli o del prodotto quindi del raccolto vero e proprio derivante dallo sfruttamento del lavoro tra l'altro illegale. Va precisato che la legge non fa riferimento solo al settore agricolo ma anche altri settori, a fronte di un sistema di evasione (censito e certificato da parte del ministero del lavoro) che in agricoltura si attesta intorno al 58% in riferimento al lavoro nero e alla non applicazione dei contratti, mentre nei settori dell'industria, del terziario, del manifatturiero, dell'edilizia ecc..in provincia di Bari, la percentuale di evasione si innalza sino a circa il 70 %. Del resto la legge, oltre agli aspetti repressivi, prevede di utilizzare, specie in agricoltura che ne fa da apripista, la cosiddetta rete del lavoro agricolo di qualità, che grazie alle sue articolazioni territoriali, predispone momenti di confronto e monitoraggio delle aziende, in riferimento a quelli che sono i fenomeni di illegalità, alle modalità di incontro tra domanda e offerta di lavoro e su come attivare al meglio il sistema dei trasporti. Pertanto con la 199 si ha l'obiettivo di valorizzare il lavoro di qualità mediante l'iscrizione delle aziende in rete, puntando allo stesso tempo alla qualità dei diritti. La nostra sfida è dunque quella di non far percepire alle aziende la legge solo come repressiva, ma piuttosto come un'opportunità per la qualità, poiché ad oggi solo 2500 imprese risultano essere iscritte nelle rete.”

“ Il caporalato e in più generale lo sfruttamento nel settore agricolo è una questione che va assolutamente debellata nel nostro paese – ha poi infine aggiunto il segretario Flai Cgil Giovanni Mininni – . Non è più pensabile poter fare profitti speculando sui diritti dei lavoratori in un paese civile quale appunto l'Italia, laddove non esisteva nemmeno una legge contro lo sfruttamento del lavoro. La 199 quindi, materializza un valore civile e sociale, volendo debellare chi riduce i lavoratori in condizioni prossime alla schiavitù, anche se c’è stato chi ha cercato di ostacolarne la sua approvazione, perché percepita come una minaccia per le aziende, tornando a ribadire che le legge non è solo punitiva, ma offre implicitamente un valore aggiunto alle imprese e ai prodotti che esse producano, grazie all'iscrizione delle aziende nella rete del lavoro agricolo di qualità, rendendo le stesse, che appunto operano secondo i dettami della legalità, più competitive sui mercati internazionali, specie con la Francia che ha un sistema agricolo più o meno come il nostro. Inoltre grazie alle articolazioni territoriali della rete di qualità, la legge offre dei servizi aggiuntivi alle imprese, soprattutto per quel che concerne il reclutamento dei lavoratori, ostacolando la “brutta” abitudine da parte dei datori di rivolgersi ai caporali per reperire forza lavoro, non avendo ahimè altre alternative.”

 

 

 

 

domenica 15 Gennaio 2017

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