Altri Sport

Tennistavolo, la burocrazia ostacola la ripresa

Cosimo Sguera
Unica scialuppa di salvataggio, la Federazione Italiana Tennistavolo
scrivi un commento 793

Prosegue la lunga ed interminabile “telenovela” dello sport italiano, paralizzato da ben due mesi e mezzo a causa della rapida propagazione (sul territorio nazionale) del coronavirus e a seguito delle misure restrittive introdotte nel tentativo, tutt’altro altro che soddisfacente, di contenere il fenomeno epidemiologico.
In ottemperanza ai numerosi decreti emanati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano ( noto a tutti con l’acronimo CONI) ha disposto,sin dai primi giorni dello scorso mese di marzo, lo stop subitaneo di tutte le attivita’ (agonistiche, formative e ricreative) svolte dalle Federazioni Sportive Nazionali e dagli Enti di Promozione Sportiva. Il tennistavolo ( la disciplina nota ai non addetti ai lavori come “ping-pong”) fu inizialmente baciato dalla fortuna che lo ritenne sport sicuro in quanto privo di contatto fisico. Nei giorni successivi a questa audace decisione vennero effettuati controlli piu’ accurati e ,nonostante la lunghezza ” rassicurante” (ben 2 metri e 74 centimetri) del tavolo da gioco, anche il tennistavolo fu considerato sport a rischio (anche se con un margine estremamente basso) a causa della pallina che ,tanto in allenamento quanto in gara, viene toccata ripetutamente dai due pongisti e che diventa veicolo di contagio.I primi giorni del lockdown non destarono preoccupazione alcuna in un microcosmo,quello pongistico nazionale, convinto della breve durata dell’emergenza sanitaria.Lo spropositato ottimismo, inizialmente manifestato dai giocatori e dagli allenatori,non ha trovato riscontro nella realta’ e ha finito col mutare in leopardiano pessimismo. Tutti i pongisti, tutti gli allenatori, tutti i dirigenti societari e tutti i sodalizi italiani sono sprofondati in un legittimo oltreche’ allarmante sconforto per essere stati condannati ad una brusca e mesta interruzione di ogni attivita’. Se il danno arrecato alla comunita’ pongistica nazionale dal Covid – 19 fosse stato,dunque, solo quello di natura morale, e’ molto probabile che il movimento pongistico nazionale si sarebbe recato tempestivamente in pellegrinaggio a Medjugorje per ringraziare la Madonna.

Per l’associazionismo pongistico i guai, purtroppo, sono stati soprattutto di tipo economico. La lunga pausa (che potrebbe cessare il 25 maggio per alcune squadre in alcune strutture ma non per tutte come e’ stato demagogicamente annunciato in questi giorni) sta lentamente ma inesorabilmente fiaccando le gia’ magre energie materiali dei sodalizi a seguito della mancata riscossione delle quote mensili di frequenza e delle minori (se non addirittura indisponibili) elargizioni da parte di privati.Dinanzi ad una situazione siffatta, il futuro prossimo (non certo quello “venturo’) della stragrande maggioranza delle a.s.d. di tennistavolo e’ realmente appeso ad un sottilissimo filo.
Per scongiurare il peggio, a mali estremi bisogna contrapporre rimedi estremi.
Non ha certo brillato per sensibilita’ e per competenza in materia sportiva il Governo che, attraverso l’emanazione del Decreto “Cura Italia” ( quello, per meglio intenderci,che ha previsto il “tanto reclamizzato” bonus di 600 euro per i collaboratori sportivi ma che a tutt’oggi non ha risarcito le a.s.d. per i mancati introiti a causa della pandemia), ha destinato vere e proprie “briciole” all’associazionismo dilettantistico (di cui il tennistavolo e’ insigne esponente). Sconcertante l’immutato atteggiamento da parte dell’esecutivo nazionale che, nella bozza del Decreto “Rilancio” varata dal Consiglio dei Ministri mercoledi’ 13 maggio, nessun sostegno economico ha destinato ai sodalizi dilettantistici, condannandoli di fatto ad una prematura dipartita. Se a cio’ si associa il rischio ,per le a.s.d. di tennistavolo, di doversi accollare le spese di sanificazione (rischio non scongiurato in maniera categorica ma addirittura dato per quasi certo da un parlamentare pugliese che, nel corso di un intervento in aula, ha esortato addirittura il ministro Spadafora a destinare risorse all’associazionismo dilettantistico per fare fronte a questo ennesimo balzello anziche’ ribadire con forza la necessita’ che quell’ onere debba spettare solo ed esclusivamente agli Enti proprietari degli impianti sportivi) delle palestre scolastiche, la tragedia che si profila all’orizzonte e’ decisamente “greca”. Altrettanto inquietante l’atteggiamento di assoluta indifferenza da parte di Comuni, Province e Regioni che hanno candidamente dichiarato di non potere (sarebbe piu’ opportuno dire: “di non volere”) consentire alle a.s.d. il legittimo e necessario rientro nelle strutture sportive dal 25 maggio in poi. Anziche’ arrecare danni ulteriori ed irreparabili allo sport dilettantistico, per quale oscura ragione gli Enti locali non hanno esortato il MIUR a sensibilizzare tutti i dirigenti scolastici affinche’ le palestre vengano nuovamente concesse ai sodalizi nella data comunicata dal ministro Spadafora? Quando avra’ termine questo squallido rimpallo di responsabilita’ che genera ulteriori perdite di tempo a danno esclusivo dello sport di base? E’ cosi’ difficile comprendere la necessita’ imprescindibile, oserei definirla vitale, per tutti i sodalizi pongistici di riprendere l’attivita’ di preparazione nelle palestre?
In attesa di ricevere segnali concreti e confortanti ,alle associazioni pongistiche italiane rimane, come unica scialuppa di salvataggio, la Federazione Italiana Tennistavolo.
Il Governo del pongismo nazionale, in occasione del Consiglio Federale svoltosi in videoconferenza martedi’ 28 aprile, ha adottato provvedimenti che, in un momento drammatico come quello attuale, possono rivelarsi autentici “salvavita” per i sodalizi affiliati. In un nuovo consesso, tenutosi venerdi’ 15 maggio (sempre rispettando la normativa vigente in materia di salvaguardia della salute pubblica), la FITET ha ratificato quanto deciso nella precedente riunione.Nello specifico, tutti i sodalizi aderenti riceveranno un rimborso pari al 30% di tutte le tasse (tesseramento atleti e tecnici, riaffiliazione, iscrizione ai Campionati a Squadre sia regionali che nazionali) versate nella stagione agonistica conclusasi prematuramente a causa del coronavirus.Accogliendo la proposta formulata da tutte le societa’ affiliate, la FITET sollevera’ le sue a.s.d. da qualsivoglia onere (riaffiliazione, tesseramento tecnici ed atleti, quote di iscrizione ai Campionati a Squadre sia a livello regionale che nazionale) nel prossimo anno agonistico.Inequivocabilmente encomiabile lo sforzo compiuto dalla Federazione per alleviare le pene che angosciano tutti i sodalizi ma si poteva e si doveva fare di piu’. Dal momento che l’emergenza sanitaria imporra’, per la prossima stagione, la categorica eliminazione di tutta l’attività individuale (Tornei Individuali Regionali e Nazionali, Campionati Individuali Regionali e Nazionali, Tornei individuali Giovanili Regionali e Nazionali, Campionati Individuali Giovanili sia nazionali che regionali), la “gratuita’ dell’attivita’ “, garantita dalla FITET, rischia seriamente di diventare un intervento inefficace ed insufficiente a tamponare le gravissime perdite economiche rimediate dalle società, a maggior ragione se dovesse protrarsi il periodo di inattivita’.
La tempestivita’ d’intervento e la chiarezza d’intenti possono essere le ultime due “ancore di salvezza” a disposizione dell’intero associazionismo pongistico.Cos’altro puo’ e deve fare la FITET? La Federazione deve stabilire una “direct line” con il MIUR e pretendere l’immediata riapertura delle palestre scolastiche,garantendo il rispetto delle normative vigenti attraverso il Protocollo definito.Il Governo del pongismo nazionale deve ribadire con assoluto vigore l’impossibilita’ economica, da parte dei suoi sodalizi, di sostenere le onerosissime spese di sanificazione degli impianti, spese spettanti unicamente agli Enti proprietari delle strutture.
A seguito dell’imprevedibile protrarsi del periodo di inattivita’ e delle ulteriori perdite economiche da parte delle societa’ affiliate, la Federazione dovra’ compiere un altro piccolo sforzo, erogando a favore di tutte le sue a.s.d. un contributo simbolico che consenta alle stesse di non dissolversi improvvisamente e di potere disputare la prossima stagione, sia pure con un calendario ridimensionato dell’attivita’, senza patema alcuno.Non a caso, in queste ultime ore il Presidente del CONI Giovanni Malago’, ha redarguito tutte le Federazione Sportive Nazionali, esortandole ad utilizzare i fondi ricevuti per la Preparazione Olimpica (non utilizzati a causa dell’emergenza sanitaria) ad esclusivo sostegno di tutti i sodalizi aderenti.
Si vuole davvero mettere in sicurezza la parte piu’ sana e piu’ povera dello sport italiano? Si vuole davvero evitare che una disciplina come il tennistavolo non scompaia dallo scenario sportivo nazionale? Si mettano da parte, anche per pochi mesi, l’insopprimibile carrierismo e la contorta burocrazia per tendere concretamente una mano a chi, senza percepire un euro e a costo d’inenarrabili sacrifici, conferisce incessante e silente lustro al tennistavolo (cosi’ come a tante altre discipline anni luce distanti dai miliardi e dal protagonismo esasperato).

sabato 16 Maggio 2020

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Saverio Minervini
Saverio Minervini
3 anni fa

Tutto da condividere salvo che in questo articolo non si parla dell'intervento del Comitaro Regionale a cui tutte le societá pugliesi fanno riferimento.

Tonino Leonetti
Tonino Leonetti
3 anni fa

Vorrei sapere la differenza tra il ping pong il biliardo che anno la distanza di oltre due metri magari usando i guanti e mascherina è gel aggiungendo altre console tipo videogiochi , sono vietati! Invece il calcio si può il boouling si può! Ora ditemi chi sono queste teste di cazzo !!! Lo vorrei essere spiegato grazie