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I rifiuti della Campania diventano combustibile per la Cementeria di Barletta

Redazione
Intesa tra la Regione Campana e l'Aitec
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I rifiuti campani che tanti grattacapi hanno dato agli ultimi governi nazionali potrebbero rivelarsi a breve fonte preziosa di energia.

Il protocollo d’Intesa sottoscritto dalla Regione Campania e l’Associazione italiana tecnico economica cemento (Aitec) servirà infatti ad avviare un tavolo permanente che giunga alla definizione degli aspetti tecnico-scientifici che consentiranno il recupero energetico dei rifiuti prodotti in regione, utilizzandoli in sostituzione dei combustibili fossili nelle industrie di settore.

L’intesa, che definirà le linee guida su cui poi i futuri ambiti provinciali per lo smaltimento rifiuti innesteranno accordi bilaterali con i cementifici, riguarda la produzione dei sette impianti di tritovagliatura della regione (stir).

Produzione che rappresenta potenziale combustibile non solo per i tre insediamenti industriali presenti in Campania : Italcementi a Pontecagnano, nel salernitano; Cementir a Maddaloni, nel casertano; e, sempre a Maddaloni, Moccia.

Ma anche per quelli nei territori limitrofi di Colleferro, Sesto Campano, Castrovillari, Barletta, Potenza e Matera.

"Il protocollo fa fare un altro piccolo passo verso l’Europa alla Campania", sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini che ricorda come l’Ue già dal 2003 ha validato l’uso della componente di recupero dai rifiuti solidi urbani quale combustibile sostitutivo di quelli di origine fossile.

"E anche noi – aggiunge – immaginiamo che l’utilizzo di combustibile derivato sia scelta compatibile con l’ambiente".

Cementieri e tecnici della Regione studieranno anche come dagli stir possa essere prodotto materiale con certificazione di qualità.

"La possibilità di un mix di combustibili è obiettivo primario per la nostra industria", dice Francesco Curcio, direttore generale Aitec.

Attualmente nei cementifici italiani solo il 5-6 per cento del fabbisogno energetico viene sopperito attraverso recupero energetico dei rifiuti, contro una media europea del 20 per cento, e ben lontana dal 50 per cento della Germania o dal 75-80 per cento olandese.

In pratica, nelle 50 imprese italiane di settore sono bruciate 300 mila tonnellate annue di rifiuti solidi urbani trattati e pneumatici e 1,5 milioni di tonnellate di materiali recuperati come ceneri, scarti siderurgici e di pietra.

“Ma con l’abbattimento di vincoli di quantità – aggiunge Curcio – e avendo certezza di flussi continui e controllati di materia", si potrebbe arrivare agevolmente a 2 milioni di tonnellate, di cui una solo di recupero energetico dei rifiuti.

A questo risultato contribuirà il tavolo tecnico reso concreto dal protocollo siglato in Campania.

venerdì 24 Luglio 2009

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