Cultura

Crisi casa editrice Rotas, Grimaldi: “Quella distorta idea di cultura elitaria”

La Redazione
"Scopo precipuo della nascente casa editrice, era quello di unire l'utile al dilettevole, cioè promuovere il piacere della lettura (per una città che legge poco)"
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Dobbiamo sbatterci la testa per capire certe cose. Dobbiamo per forza farci male per comprendere il significato di certe situazioni vitali per una comunità. Soltanto in questi ultimi giorni, da più parti della società civile, si stanno alzando voci autorevoli, di seria preoccupazione e di sentita vicinanza, relativamente alla profonda crisi che attanaglia la Casa Editrice Rotas. Di contro ho avuto la sfortuna di leggere il commento con il quale un “utente” di facebook o se volete chiamarlo con lo slang proprio di quel social, di un leone da tastiera, ha plaudito alla chiusura della casa editrice ROTAS, usando espressioni di sprezzante dileggio verso il suo fondatore, Renato Russo. E mi tocca ancora volta prendere la penna, pardon, la tastiera, per cercare di capire, spiegare ma anche di contestare questo incomprensibile livore.

A un certo punto del suo astioso intervento l’ “utente” si chiede e chiede a quale idea di cultura ispirare il nostro lavoro di studiosi, naturalmente esaltando la propria e mortificando quella altrui. In ogni caso la vera cultura non si esplica mai attraverso atteggiamenti offensivi e denigratori, ma, come suggerisce Benedetto Croce, attraverso una tollerante comprensione. Ma torniamo a noi.

Vi sono molte possibili definizioni di “cultura”, ma io credo che per ragioni di semplificazione nel nostro caso si possano ridurre a due: quella invocata dall’ “utente”che si ispira ad un erudito accademismo (sia detto senza offesa) per pochi addetti ai lavori e quella di una cultura che si realizza attraverso un racconto storiograficamente ben documentato e narrativamente gradevole rivolto alla generalità dei lettori di una comunità. Ho più volte chiarito ed auspicato che le due forme narrative potessero convivere, con reciproco rispetto degli studiosi. Mentre all’ “utente” non manca occasione, specialmente quando l’editrice attraversa un momento di difficoltà, per manifestare una gratuita, incomprensibile astiosa aggressività, specialmente nei confronti del suo fondatore. Un sentimento rancoroso, non è mai frutto di cultura, ma di scarsa sensibilità umana ed intellettuale.

Vorrei intanto preliminarmente ricordare a tutti ed all’ “utente”e ai suoi sodali, in particolare quanto l’editore Russo puntualizzò all’atto di nascita della ROTAS, che scopo precipuo della nascente casa editrice, era quello di unire l’utile al dilettevole, cioè promuovere il piacere della lettura (per una città che legge poco) attraverso la pubblicazione di libri di storia cittadina e quindi, in definitiva, non per un narcisistico compiacimento, ma contribuire alla crescita culturale di Barletta.

A parte questa doverosa puntualizzazione, sul piano didattico è un gravissimo sbaglio quello di contestare la semplicità e la chiarezza espositiva dei libri ROTAS, perché questi studi storici divulgativi sono di una enorme importanza per lievitare un humus culturale di base per la generalità dei nostri studenti e lettori, i quali, così preparati, potrebbero solo allora più agevolmente avvicinarsi a studi accademici così sofisticati. Ci vuole tanto a capirlo? Perché questo è il limite delle dottissime pubblicazioni realizzate per pochi eletti, che danno per scontata la conoscenza della storia di base da parte dei lettori, cioè il racconto della sfida, per esempio, mentre, come so per certo, così non è! (Quante scolaresche visitano il nostro Archivio di Stato ammettendo di non conoscere l’episodio!).

Ma torniamo alla distinzione fra accademismo e corretta divulgazione attraverso una esemplificazione. Prendiamo proprio la Disfida di Barletta. L’ “utente”ha colpevolmente indirizzato il nostro Comune ad una interpretazione “dotta” della Disfida, realizzando (a spese dell’Ente) convegni di alto profilo culturale e pubblicazione di studi inaccessibili al comune lettore, perché in realtà questi studi la Disfida non l’hanno mai praticamente raccontata, limitandosi all’approfondimento di aspetti molto sofisticati e fuorvianti dell’evento, marginali rispetto ad una conoscenza del “fatto” della Disfida a beneficio dei comuni lettori che della sfida non sanno nulla.

A questo proposito desidero esaminare tre volumi di quella corrente “dotta” che avrebbero dovuto illustrare la Disfida. Ebbene il primo volume è stato acquistato in 300 copie dal Comune per una distribuzione nelle scuole “per una conoscenza della sfida a beneficio dei nostri ragazzi” (!!!), con un particolare, che della Disfida in quel libro non se ne parla mai, salvo i primi tre righi nei quali si fa cenno ad una famosa disfida fra 13 cavalieri francesi e altrettanti… spagnoli (assurdo!). Inutile dire che il libro non è stato molto gradito nelle scuole, quando ci si è accorti che in quel testo di Disfida non si parlava ma solo di studi approfonditissimi. E la storia? La vera storia della Disfida da raccontare ai ragazzi per la loro conoscenza, motivo dell’acquisto da parte del Comune (ben 300 copie), assolutamente nulla! (se ne scusò il prof. Delle Donne, rivolgendosi al sindaco Cascella, l’anno dopo, nella Sala Rossa del Castello, nella sua relazione sul nuovo convegno sulla Disfida!).

E quanto agli altri due testi, circa venti relazioni tratte da precedenti convegni locali, relazioni approfonditissime, senza però mai raccontare la storia del famosissimo certame, ma solo tematiche di contorno. Per carità, documentatissime, con centinaia di note ancora più approfondite, ma nient’affatto utili per i ragazzi, ai quali ci si aspettava che si raccontasse la vera storia della famosa contesa! Testi dunque, ancora una volta, senza alcun collegamento con la sfida, come nelle relazioni, anche cronologicamente lontane, dalla fatidica data del 1503.

Sono allibito ed incredulo. E sarebbero questi gli studi per la riscrittura della storia di Barletta? Portatemi un solo barlettano (al di fuori dell’erudito cenacolo) interessato a questo tipo di conoscenza della nostra storia. Mentre Renato Russo, della Disfida, a beneficio dei nostri comuni lettori, ha dato una lettura chiarissima e documentatissima, riconosciuta dai più importanti storici della nostra Regione e oltre, testimoniato dalle numerose edizioni pubblicate in questi anni. Sono in tantissimi coloro checitano più volte un testo di Renato Russo sulle fonti della Disfida. Libri, quelli del Centro, prodotti sempre col contributo del Comune, senza però che ce ne fossero copie nelle nostre librerie. Per procurarsele infatti bisogna richiederle in contrassegno all’editore. E sia. Saranno stati interessantissimi questi saggi, ma troppo eruditi per chi non conosce il famoso evento. Ed ecco allora il lavoro che ha fatto Russo in tutti questi anni: raccontare la storia e le storie di Barletta e del territorio e dei suoi eventi e dei suoi personaggi con precisione storiografica e piacevolezza narrativa. E allora perché denigrarlo? E non parliamo poi delle assurde convinzioni del nostro “utente” come quando sostiene che il vero personaggio della Disfida non sarebbe Ettore Fieramosca, ma il Gran Capitano Consalvo da Cordova! Una vera idiozia. Oppure quando dileggia il convincimento di quanti considerano la cantina il luogo della Sfida (ma chi l’ha mai sostenuto! Ma allora cancelliamo il romanzo!) per poi perorare, con enfasi, l’acquisto di alcuni locali sovrastanti. È chiaro che si tratta di una immaginazione di Massimo d’Azeglio!

E allora di quale idea di storia vogliamo parlare? E per quali destinatari? Ed in ogni caso non credo che la ROTAS si sia mai sognata di dileggiare l’interpretazione accademica fatta dai “particolari” studiosi della Disfida, che la Disfida solo poche volte hanno sfiorata, stratosfericamente, ma senza mai raccontarla!

E quanto alle reiterate offese all’indirizzo dell’autore circa la sua attendibilità storiografica, possibile che coloro i quali ne dileggiano il lavoro, non abbiano mai letto le prefazioni molto lusinghiere che ai suoi libri hanno dedicato illustri docenti? Perché allora questa acredine contro Russo, fino al punto di invitare esplicitamente i suoi collaboratori ad emarginarlo? Io so solo una cosa, che Russo, da quando lo conosco, ha sempre messo al centro del suo impegno editoriale non il profitto, né una interpretazione erudita dei suoi racconti, ma stimolare i lettori al piacere della conoscenza storica attraverso l’amore per la lettura, specialmente i ragazzi delle nostre scuole primarie, ai quali ha dedicato anche una collana di storia illustrata pensata solo per loro.

Già, la nostra storia. L’ “utente” si chiede e ci chiede “quale idea di storia” per i nostri lettori. Per la generalità dei lettori e non per i “radi” lettori delle loro dottissime pubblicazioni specialistiche alle quali pochi si avvicinano perché poco accessibili. Ecco perché, chi vuol conoscere la vera storia della Disfida, acquista un libro della ROTAS (anche perché non ne esistono altri), raccontato con precisione documentale, ricchezza di immagini e piacevolezza narrativa. Testi presenti in tutte le librerie di Barletta e del Comprensorio e in tutte le biblioteche scolastiche cittadine, specialmente il volume classico La disfida di Barletta, l’epoca e i protagonisti, stampata più volte, testo al quale si è ispirato il registra Francesco Gorgoglione (che annualmente, a ogni presentazione dell’evento, ne ringraziava l’autore); così come ha fatto l’ultimo regista, il genovese Sergio Maifredi, grato all’autore per tutto il cospicuo materiale che sulla Disfida gli aveva procurato per la impostazione ricostruttiva della “sua” disfida, allestita e mandata in scena l’anno scorso nel fossato del Castello. Materiale che certo non avrebbe potuto ricavare dalle dotte pubblicazioni del “Centro Studi” di cui abbiamo detto sopra. Che rispettiamo, per carità, ma è un’altra cosa.

Fa sorridere poi l’ “utente” quando ironizza sul fatto che Renato Russo non avrebbe fatto delle ricerche per i suoi libri. Possibile che non sia al corrente che Russo, nel 2003, su commissione del sindaco Salerno, ha prodotto 22 faldoni di documenti, più tanti libri sulla Sfida (comprese le ristampe del romanzo)? E che non sia al corrente che la rivista diretta da Russo sia intitolata al Fieramosca? Che ignori le decine di articoli e monografie da lui dedicati al fatto d’arme? E la encomiabile riscoperta della figura della duchessa di Bari Isabella d’Aragona? E la impostazione e la stampa, commissionata dal sindaco Salerno, dell’Agenda delle Celebrazioni del V Centenario, un vero gioiello editoriale? E le decine di incontri con gli alunni delle scuole medie per illustrare la celebre contesa?

Quanto al credito di cui Renato Russo gode in ambito regionale, tutti dovrebbero sapere, che molti libri del nostro autore sono stati selezionati dalla Teca del Mediterraneo, fra i migliori testi della Regione per ciascun anno, selezionati da una Commissione di accreditati studiosi. Parlo di volumi su Federico II, su Boemondo d’Altavilla (presentato a Bari da… Raffaele Licinio, al quale era stato segnalato da Franco Cardini che il testo aveva abbondantemente chiosato di suo pugno!); su Valdemaro Vecchi per dieci anni a Barletta tipografo-editore (sconosciuto ai più); su Giuseppe De Nittis ed altri.

E vogliamo ricordare che Raffaele Nigro ha dedicato ai libri di storia di Russo numerosi articoli sulla Gazzetta del Mezzogiorno, l’ultimo sulla Storia dell’ordinamento normativo della città di Barletta? Dice Nigro: “Non fa velo la nostra amicizia, se dico che occorrerebbe per ogni città uno studioso come Renato Russo, intellettuale che da 34 anni dirige la casa editrice ROTAS, pubblicando eccellenti saggi sulla storia della città e della Puglia e sui suoi eventi e personaggi più importanti”.

E allora, “utente”, perché questo insistente sgradevole invito alla sua emarginazione culturale? E a che titolo vesti la toga del giudice? Risibile poi il riferimento critico alle richieste di sostegno della ROTAS al Comune, per acquisto libri, da parte di chi è stato sempre sovvenzionato dalle Istituzioni (non c’è libro del Centro studi che non rechi in apertura i ringraziamenti di rito al Comune di Barletta per il suo sostegno).

E sia detto per inciso, la ROTAS non chiede mai sovvenzioni al Comune, ma solo di essere inserita nelle sue iniziative culturali, oppure suggerisce l’acquisto di libri per la diffusione della storia della città nelle scuole (del resto lo stesso Sindaco Cannito ha più volte riconosciuto che gli alunni delle nostre scuole ignorano la storia di Barletta).

La ROTAS, da 34 anni regala sistematicamente alla Biblioteca Comunale di Barletta, almeno due copie dei suoi libri venendo però poi ignorata dal Comune, mentre, a parer mio, la sua incidenza sul territorio è non meno rilevante di due istituzioni culturali quali l’Archivio di Stato e la Biblioteca Comunale. Eppure di belle figure, a poco prezzo, ne ha fatte fare al nostro Comune, delle quali ne sono stato spesso testimone e autore, come in occasione della monografia sul Centenario della Grande Guerra.

L’ “utente” contesta all’autore, fra l’altro, di aver coltivato la sua casa editrice come un orticello locale! Possibile che nella sua smania distruttiva di cose e persone, ignori che non sono pochi i testi di Russo che hanno una diffusione e valorizzazione nazionale come la Storia della battaglia di Canne presentata da Giovanni Brizzi ai convegni nazionali; o il volume sulla Storia della cittadella di Canne, valutato dal prof. Cosimo D’Angela come “l’unica storia di Canne nell’arco plurimillenario della sua vicenda storica, sul cui solco altri studiosi possono incanalare le loro ricerche”; e vogliamo dimenticare la valorizzazione del vero scopritore della cittadella di Canne nel 1920, Savino Castellano? O la Cronaca della vita di Federico II, giudicato dal famoso medievista Vito Fumagalli uno dei più importanti testi italiani sul grande svevo (c’è una sua certificazione autografa); oppure la Biografia di Valdemaro Vecchi stampatore di Benedetto Croce, che ha avuto il plauso della fondazione napoletana di studi crociani attraverso Giorgio Napoletano che ne fa parte? Senza dimenticare la Biografia di Giuseppe De Nittis, il libro presentato da Raffaele Nigro come un gradevolissimo testo, distribuito su tutto il territorio nazionale, su proposta del sindaco Maffei, dopo che era stato premiato a Bari, alla Rassegna Building Apulia, come migliore monografia regionale di storia dell’arte del 2007 (ex aequo con la prof.ssa Farese Sperken!). E vogliamo dimenticare la presenza di Renato Russo nelle scuole di Barletta, per oltre trent’anni, a raccontare ai nostri alunni la nostra storia con narrazioni gradevoli e coinvolgenti? E vogliamo trascurare la presenza annuale della ROTAS presso importanti mostre di libri in Italia (a cominciare dal “Salone del Libro” di Torino) dove essa esercita la funzione di ambasciatrice delle storie della città? (nella più completa indifferenza del Comune).

In aperta difformità con i rancorosi giudizi dell’ “utente”, non mancano apprezzamenti positivi di numerosi, qualificati e titolati docenti. Uno per tutti, il prof. Pasquale Corsi, che recentemente ha scritto: “Renato Russo nelle sue storie su Barletta e sul territorio e i suoi eventi più rappresentativi, come in tutte le approfondite e documentate ricerche da lui condotte, ha il merito di aver saputo sempre perseguire la realizzazione del suo metodo di ricercatore storico, contemperando opportunamente gli aspetti eruditi con quelli di un’ottima divulgazione, senza perdersi nelle secche di un arido specialismo”.

E Raffaele Nigro: “La città di Barletta dovrebbe essere orgogliosa di avere una editrice così importante come la Rotas e dovrebbe essere grata al suo direttore per l’enorme lavoro che ha condotto, in questi trent’anni, sull’approfondimento storico della sua città e del territorio. Credo sia un fenomeno unico in Puglia. Sarebbe un delitto ignorarla e assistere indifferente alla sua crisi di sopravvivenza”.

Russo, più generosamente dell’ “utente”, in tutti questi anni non ha mai fatto apprezzamenti negativi sui libri prodotti dal Centro studi, restituendo in cordiali, gratificatori giudizi, gli sprezzanti commenti del nostro inesorabile leone da tastiera.

Quello che mi duole, sopra ogni altra cosa, è la perdita del patrimonio intellettuale che la scomparsa della ROTAS determinerebbe nella nostra città, un danno irrimediabile, in gran parte determinato da coloro a cui dovrebbe essere invece demandata la sua tutela.

Termino con un augurio, per la cultura della città, che la ragione e la moderazione prevalgano sulle scomposte, incomprensibili,rancorose passioni. Ma soprattutto, meglio tardi che mai, auspico che qualcuno si accorga del grave vulnus arrecato alla nostra comunità. Dice Calvino: “Fortunata la città che ha una casa editrice, della quale, con consapevole vanto, andar fiera ed orgogliosa!”


Michele GRIMALDI

Direttore Archivio di Stato di Bari Barletta Trani

domenica 25 Ottobre 2020

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