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Giornata mondiale fauna selvatica, le guide del Parco raccontano tutte le specie dell’alta Murgia

La Redazione
​Le venti guide ufficiali del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, con il direttivo del Parco Nazionale, celebrano questa giornata attraverso una iniziativa realizzata in collaborazione con il LiveNetwork
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Oggi, 3 marzo, si celebra in tutto il mondo il World Wildlife Day, la giornata dedicata dall'Onu alla fauna selvatica. Quest'anno il tema lanciato dalle Nazioni Unite è “Il futuro delle specie selvatiche è nelle nostre mani”. Le venti guide ufficiali del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, con il direttivo del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, celebrano questa giornata attraverso una iniziativa realizzata in collaborazione con il LiveNetwork.

Su molti portali Live delle città in provincia di Bari e BAT, oggi viene pubblicato il “ritratto” di una specie selvatica del Parco (corredato di una scheda descrittiva e di una foto) a cura delle guide. I Comuni coinvolti sono Acquaviva delle Fonti, Altamura, Andria, Bari, Barletta, Bisceglie, Bitonto, Cassano delle Murge, Corato, Giovinazzo, Gravina in Puglia, Minervino Murge, Molfetta, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Terlizzi e Trani.

Le guide si erano già messe in gioco con il racconto del Parco nella collettanea "Frammenti di Murgia", edito da Secop nel 2020. L’invito che il LiveNetwork, insieme alle guide, rivolge ai lettori è quello di «leggere tutte queste narrazioni che restituiscono la bellezza e l’unicità di ogni esemplare. La speranza è che si rafforzi in ognuno di noi la volontà di approcciarci alla natura con curiosità e stupore. Il monito è a tutelare queste specie evitando tutti quei comportamenti irresponsabili (dettati spesso dalla non conoscenza) che mettono a rischio la fragilità dell’ecosistema murgiano e di tutti gli habitat».

ROSPI: ROSPO SMERALDINO E ROSPO COMUNE

I rospi sono tra gli anfibi che più si sono emancipati dalla vita acquatica, pur rimanendo legati a questa per la deposizione delle uova. Di abitudini strettamente notturne e crepuscolari, sono voraci predatori di invertebrati, rivelandosi preziosi alleati degli agricoltori, qualora questi adottino pratiche agricole sostenibili e poco impattanti. Sono attivi tra la fine dell’inverno e l’autunno, specie nelle serate piovose o molto umide. Nelle fredde nottate invernali possono andare incontro a periodi di ibernazione. I rifugi diurni sono rappresentati da tane sotterranee abbandonate da altri animali (es. roditori), cataste di legna, cumuli di pietre, muretti a secco ecc.

Il rospo comune (Bufo bufo) è un anfibio di dimensioni imponenti, con le femmine che possono arrivare anche a 20 cm di lunghezza, con una livrea dorsale bruno giallastra più o meno uniforme. Come suo cugino, il rospo “smeraldino” (Bufotes balearicus) presenta una pelle verrucosa con numerose ghiandole che producono una sostanza leggermente irritante per le mucose. Il rospo smeraldino ha dimensioni parecchio inferiori e una simpatica colorazione dorsale a macchie verdi su un colore di fondo bianco grigiastro.

Talvolta già da febbraio, orde di rospi impazienti di riprodursi lasciano i loro rifugi invernali mettendosi in marcia verso stagni, pozze e cisterne. Qui, i maschi (di norma anticipatari rispetto alle femmine), danno il via ad un concerto fatto di acuti trilli (nel caso del rospo smeraldino) e sommessi e cupi gracidii (nel caso del rospo comune). Presto lo stagno si popola di coppie in cerca di un posto sicuro dove deporre lunghi cordoni di migliaia di piccole perle nere. Poi, d’un tratto…il silenzio. I rospi sono andati via lasciando la numerosissima prole al suo destino. Dopo alcuni giorni dalla deposizione, l’acqua si popola di migliaia di piccole palline scure con la coda e con le branchie – i girini – che grazie alla loro dieta perlopiù vegetariana e detritivora, dopo alcune settimane affronteranno la delicatissima quanto affascinante metamorfosi, trasformandosi in piccoli rospetti che in massa abbandoneranno lo stagno per dirigersi nei territori circostanti. Solo pochissimi riusciranno a diventare adulti vincendo la dura battaglia per la sopravvivenza.

Ma lo spettacolo di una serata di primavera rallegrata dal trillo d’amore di questi anfibi, o di orde di rospi che si affrettano a raggiungere i siti riproduttivi per il loro appuntamento d’amore, o, ancora, di migliaia di piccoli rospetti da poco metamorfosati che si lanciano verso la vita, sta divenendo sempre più raro. Troppe minacce incombono sulla conservazione di queste specie: il traffico veicolare che ogni primavera falcidia migliaia di rospi in migrazione, l’agricoltura intensiva che con le sue pratiche scellerate divora e avvelena i loro habitat, la scomparsa dei siti riproduttivi, la presenza di trappole a caduta (es. cisterne con le pareti verticali in cemento), solo per citarne alcune. E visto che queste specie sono ottime bioindicatrici dello stato di salute dell’ambiente in cui l’uomo stesso vive, il loro drastico declino dovrebbe preoccuparci, e non poco.

Ma ognuno di noi può fare qualcosa per aiutare queste creature minacciate: riempiamo le nostre campagne di rifugi (cataste di legna, cumuli di pietre, filari di siepi di essenze autoctone), costruiamo uno stagno naturale, coltiviamo le nostre piante in maniera sostenibile e responsabile, adottiamo pratiche agricole meno impattanti (es. inerbimento anziché aratura), prestiamo attenzione alla guida sulle strade di campagna (specie in serate piovose o molto umide), spostiamo dalla carreggiata eventuali rospi in attraversamento stradale. La natura, la biodiversità e la nostra stessa salute, ringrazieranno.

Simone Todisco

Simone Todisco (Monopoli 1984) è laureato in Scienze Naturali presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari. Agrotecnico, libero professionista, collabora con enti pubblici e privati in progetti di monitoraggio faunistico, principalmente sul territorio pugliese e lucano. Da anni si occupa anche di progetti di educazione ambientale per conto di diverse associazioni ambientali e culturali. Ha ricoperto la carica di presidente delle associazioni WWF Conversano e “Centro Studi de Romita”, nella quale oggi ricopre la carica di consigliere. Si è occupato del recupero e del ripristino di un’importante collezione naturalistica appartenuta al Prof. Vincenzo de Romita e oggi conservata presso L’ITT Panetti-Pitagora di Bari. Particolarmente appassionato di meteorologia, astronomia, agricoltura naturale e allevamenti sostenibili. Ha pubblicato una trentina di articoli scientifici riguardanti principalmente aspetti ecologici e conservazionistici dell’avifauna e dell’erpetofauna pugliesi. Coautore del libro Avifauna pugliese…130 anni dopo.

 

mercoledì 3 Marzo 2021

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