Il mondo a piedi: la dromomania

Marilù Liso e Saverio Costantino
La noia è una strana emozione e spesso questa emozione non è facile né viverla fino in fondo e né gestirla. "Io la valigia neanche la voglio. Voglio viaggiare. E viaggiare. E viaggiare"
scrivi un commento 7

Svegliarsi la mattina con la consapevolezza di avere tutto per essere felici, il posto giusto, le persone giuste, il lavoro giusto, ma riuscire ad esserlo veramente può diventare  un’impresa difficile quando si soffre di “dromomania”.

 “Io la valigia neanche la voglio. Voglio viaggiare. E viaggiare. E viaggiare”.  Una vera e propria ossessione nevrotica a camminare senza avere una meta precisa, accompagnata delle volte da fughe improvvise. Il luogo in cui si vive perde l’incantesimo di essere il “porto sicuro” dove rifugiarsi e si trasforma nel luogo dal quale fuggire. Questo perché in realtà la prima casa da abitare è quella del nostro mondo interiore, con tutti i suoi retroscena emotivi.

La noia è una strana emozione e spesso questa emozione non è facile né viverla fino in fondo e né gestirla. Molti pazienti vivono una noia profonda che li rende consapevoli di quello che sono, di quello che vorrebbero essere; in realtà spesso una causa della noia è quella di “pretendere una maiuscola lì dove dovremmo semplicemente accontentarci di una minuscola”. Chi non riesce a cogliere l’opportunità, seppur dolorosa, che la noia è capace di offrire fugge, scappa via e scappa ovunque. È proprio come dire che la noia ha un suo perché che però va capito.

Per godersi il mondo ci vuole un bagaglio leggero, le mani libere per poter toccare, una mappa in tasca e tanta curiosità nella testa. Il dromomane tutto questo non ce l’ha purtroppo! Perde completamente il contatto con la realtà per entrare in una realtà tutta sua dove può realizzare il suo bisogno più importante: girovagare, come se fosse l’unica ghiotta opportunità che la vita gli offre. E più viaggia, più girovaga senza meta e più questo bisogno cresce senza fermarsi.

Molti si staranno chiedendo che cosa c’è di patologico in un bisogno come questo e soprattutto in un periodo come questo che ci ha visti chiusi in casa per tanti mesi. In realtà la potremmo definire una malattia che chiede solo di essere alimentata, da non confondersi però con il semplice e fantastico desiderio di viaggiare. L’entusiasmo e la felicità di incontrare culture nuove, persone nuove, dialetti nuovi restano inappagabili. È proprio il viaggio in se stesso a legarsi alla felicità.

Chi soffre di dromomania invece si trova a vivere o a fare cose che normalmente non farebbe, ma non è capace di fermarsi, proprio come se qualcuno o qualcosa lo costringesse e lo rendesse passeggero del proprio corpo. Al dromomane poco importa se si perde in una città completamente sconosciuta, se non conosce la lingua del luogo dove è diretto, se per organizzare un viaggio ci mette giorni e giorni con estrema precisione. Il volante di guida non è nelle mani del dromomane e insieme alla persona e ai suoi pensieri viaggia anche un problema.

Si tratta di una sorta di fuga verso l’Isola che non c’è, inaccessibile a tutti, dove tutto è concesso perché tutto è  lontano dalla realtà.

Freud diceva che dietro tutto, anche dietro le fughe apparentemente senza causa e senza scopo, ci sono sempre loro…gli istinti, di vita e di morte. Tutti scappiamo, dalle angosce, da noi stessi, dalle paure. Noi psichiatri lo facciamo occupandoci dei problemi degli altri.

venerdì 22 Ottobre 2021

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti