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Zona 167, “la periferia non è un numero”: la riflessione

La Redazione
"Si nega la dignità di un nome proprio"
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Le periferie non sono un numero. Barletta negli ultimi anni, o meglio decenni, si è estesa. Al punto che si continua a definire periferie una porzione di città che oggi è estesa quanto i quartieri storici, e più densamente popolata rispetto ad essi. Anzi non le si chiama nemmeno periferie. Le si continua a chiamare “167”, con questo negando la dignità di un nome proprio, che è il minimo sindacale per una riconoscibilità e un senso di appartenenza per chi vi abita. Non costa nulla, e sarebbe un bellissimo primo atto di autoconsapevolezza, lanciare un concorso nelle scuole primarie e medie inferiori della zona, per assegnare un vero nome a questa area.

Un'area che ha un proprio punto di riferimento, ma come spesso accade a Barletta lasciato incompiuto. Mi riferisco al Parco dell’Umanità. Il progetto completo è accessibile a chiunque sul sito del Comune: è bene che diventi realtà, invece che rimanere (come ora) in parte solo un bellissimo disegno su un foglio di carta. Possibilmente con alcuni aggiustamenti a quel progetto: prevedendo, ad esempio una recinzione, che eviti un utilizzo improprio e soprattutto rischi per la sicurezza di chi lo frequenta. Non esiste parco, in giro per la Puglia e per l'Italia, che non sia protetto da una qualche forma di recinzione. Sarebbe sufficiente lasciare due attraversamenti pedonali per non compromettere la viabilità rispetto alla sua posizione strategica. Mi chiedo (ma è ovviamente una domanda retorica, perché la risposta è nella malagestione politica e amministrativa) che fine abbia fatto il progetto di area mercatale tra le due torri commerciali. Un altro, l'ennesimo incompiuto. Incompiuto come il GOS, di fatto scippato alla comunità, perché sottoutilizzato: quanti giovani vi accedono? Che percentuale rappresentano rispetto al totale dei residenti? Un ulteriore incompiuto, un segno di abbandono è la scuola la cui costruzione è stata sospesa, abbandonata dalla Provincia: quasi il simbolo di una città che non riesce a progettare e condurre in porto nulla, o quasi nulla. A proposito di scuole: è dalle scuole che bisogna cominciare ad animare davvero questa parte di città, che è anche la più giovane anagraficamente. Bisogna aprirle nel pomeriggio, sfruttare gli spazi sportivi esistenti. Offrire, proprio a cominciare dagli stessi alunni, e dai loro fratelli e dalle loro sorelle, una opportunità di senso di appartenenza, di impegno della città, di impiego sano e condiviso del tempo libero. Se questo pezzo di città (torno a dire: il pezzo anagraficamente più giovane, dunque il futuro di Barletta) smette di essere solo un numero, ne guadagnerà la città intera. Serve, come ho già scritto, costruire progetti seri. Serve costanza, serve prendere Barletta sul serio.

Ing. Franco Dimiccoli

 

martedì 16 Novembre 2021

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