E Freud cosa pensa della guerra?

Marilù Liso e Saverio Costantino
Siamo passati dalla forte preoccupazione per il covid alla paura di una guerra che possa coinvolgere il mondo
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In quest’ultimo periodo siamo passati dalla forte preoccupazione per il Covid alla paura di una guerra che possa coinvolgere tutto il mondo. Ma vi è una possibilità, anche una sola, di dirigere l’evoluzione psichica dell’uomo in modo che diventi capace di resistere alle psicosi dell’odio e della distruzione? Magari l’avessimo pensata noi questa domanda, invece è una domanda che Einstein rivolse a Freud.

Freud ha sempre ritenuto che l’uomo per natura è un essere pulsionale e che a guidarne l’istinto sia una sorta di ambivalenza soggettiva ; “è raro che un uomo sia totalmente buono o totalmente cattivo”. Ed è vero, se ci soffermiamo a pensare ai nostri comportamenti in relazione a quelli degli altri, capiamo come una versione di noi emerge di più rispetto all’altra a seconda di ciò che viviamo.

È impossibile sopprimere la tendenza aggressiva dell’uomo, ma di certo è possibile tentare di deviarla, impedendo così che sfoci nella guerra vera e propria. Davanti alla guerra ci indigniamo ancor più rispetto alle altre calamità. Perché? Perché la guerra si permette di annientare gratuitamente vite umane, piene di promesse, spezza i legami, ma soprattutto minaccia di lasciare dietro di sé lunghi strascichi. Gli ospedali psichiatrici russi ed ucraini, o quel che di loro rimarrà, si troveranno a fare i conti con un afflusso di pazienti senza precedenti.

Cosa accadrà allora quando l’io più pacifico avrà realizzato che, nel dare libero sfogo alla sua parte più bellicosa, ha rischiato la pelle e non solo? Si smetterà di parlare di guerra e si inizierà a parlare di nevrosi di guerra, come una sorta di difesa contro il grande pericolo corso. Le pulsioni di morte e le pulsioni di vita messe le une di fronte alle altre. E tra queste pulsioni a regnare sarà il silenzio, dettato probabilmente dalla difficoltà o dalla incapacità di parlare di qualcosa che è inaccettabile per chi lo avrà vissuto e difficile da comprendere per chi sarà rimasto a casa.

E come cambierà la guerra le persone? Cambierà la mente delle persone? Lo sta già facendo. Nel nostro lavoro quotidiano ci imbattiamo sempre più spesso in pazienti che emotivamente si sentono coinvolti e legati alla sofferenza dei profughi di guerra, provando per loro una compassione tale da registrare poi insonnia o stress. E sentiamo sempre più spesso frasi belligeranti nei confronti di chi questa guerra l’ha cercata e la sta materializzando.

Alla luce di questo, allora, e per non cadere nella trappola di guardare con occhi diversi i due popoli coinvolti in questa guerra, abbiamo posto delle domande ad un docente dell’Università di Bari di Lingua e Cultura Russa, il prof. Marco Caratozzolo.

Pensavamo ai giovani 20-30enni ucraini, con tanti sogni e vissuti in pace e che all’improvviso si trovano ad impugnare delle armi per difendersi. E ci chiedevamo allora come vivessero questa cosa i giovani coetanei russi. Molto bella la risposta del professore che dice così “la guerra per entrambi i popoli non è uno spettro che si aggira ogni tanto, ma purtroppo è una realtà che più volte hanno vissuto. Le chiamate al servizio militare sono più frequenti di quello che noi europei possiamo immaginare”.

Inoltre, “i ragazzi sono guidati nell’educazione e nei loro percorsi sostanzialmente fino ai 16 anni, poi vengono un po' lasciati in balia di sé stessi, facilmente influenzati dalla propaganda militare”.

Ma, cosa tanto più importante, con il professore siamo giunti ad una conclusione molto bella e che cioè amiamo tutti allo stesso modo, noi europei, il popolo russo e il popolo ucraino con la stessa intensità e con gli stessi timori.

E allora, come avrebbe detto Freud “Nell’impossibilità di poterci veder chiaro, almeno vediamo chiaramente le oscurità”, senza fuggire da esse e senza cercarvi facili soluzioni.

Ed è proprio per non cercare facili soluzioni, ma soprattutto per aiutare i più giovani a comprendere quello che è possibile della guerra, che il professore sarà ospite di un evento che si terrà c/o l’Istituto IPSIA “ Archimede” di Barletta il giorno 5 Aprile, ma che vedrà coinvolte molte scuole.

 

dott.ssa Marilù Liso Psichiatra

dott. Saverio Costantino Psicolo-Psicoterapeuta

venerdì 18 Marzo 2022

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