Uno schiaffo che ci lascia increduli e confusi

Marilù Liso e Saverio Costantino
Non c'è smoking o cerimonia fastosa che tenga, non c'è neanche la corrispondenza tra ricco e buono in contrappossizione a povero e cattivo, ma c'è solo l'uomo intrappolato nel suo istinto atavico di farsi giustizia nell'immediato
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Tutto parte da quella che doveva essere una serata speciale, la notte degli Oscar… e quella notte speciale lo è stata davvero. Come purtroppo le cronache ci raccontano, spesso per una parola fuoriluogo o per una battuta infelice ci troviamo di fronte a comportamenti incontrollati, un vero spettacolo nello spettacolo. Tanti sono stati i commenti a tal proposito, "lo schiaffo era programmato", "non doveva permettersi", "ha offeso la moglie" e tanti altri. Ma vogliamo provare a chiederci che cosa ci sta accadendo? È possibile che la voglia di far trasparire la propria rabbia, il proprio disappunto sia più grande di ogni altra forma di buon senso?

Non c'è smoking o cerimonia fastosa che tenga, non c'è neanche la corrispondenza tra ricco e buono in contrappossizione a povero e cattivo, ma c'è solo l'uomo intrappolato nel suo istinto atavico di farsi giustizia nell'immediato e con la violenza.

Due uomini e una donna offesa, la perfetta ricetta per una storia che puzza di patriarcato.

Non abbiamo la pretesa di spiegare le dinamiche psicologiche dell’atto in sé, quanto piuttosto sentiamo la responsabilità di esprimere la nostra disapprovazione per l’atto e per quello che ci racconta. La violenza in ogni sua forma è deprecabile, questo è un dato. Ma quando la violenza, oltre a trasmettere l’eteroaggrressività, nasconde un sottotesto di possesso, di controllo, di non richiesta cavalleria allora ci facciamo delle domande su quello che l’uomo pensa di ottenere. Proteggere la sua amata? L’avrebbe potuto fare da sola. Vendicare la sua dignità? Ci avrebbe potuto pensare da sola, secondo i suoi tempi.

In questi giorni abbiamo sentito qualsiasi punto di vista, e in alcuni di essi Smith è dipinto come un eroe. Noi non siamo d’accordo, Smith ha fatto ciò che fanno gli uomini da sempre, ha silenziato Pinkett-Smith, che ironicamente cercava di difendere. L’ha privata del diritto alla replica, anzi l’ha anche costretta a fare ammenda per il suo comportamento, senza avere la possibilità di parlare dei suoi sentimenti o anche di non parlarne. E poi abbiamo il conduttore Chris Rock. Si sa quando si è comici si deve avere la libertà di poter fare le battute che si ritengono simpatiche. Ma la satira nasce con lo scopo di mettere in gioco le persone in posizione di potere, non coloro che già soffrono una discriminazione. Certo Pinkett-Smith vive apparentemente una situazione più favorevole rispetto ad altre, ma comunque non giustifica una caricatura di una malattia che vive.

Ci chiediamo dunque questo episodio cosa comunichi alla nostra società, considerato l'eco mediatico e le proiezioni che ognuno di noi fa sui propri idoli, pena scoprirli con le nostre stesse fragilità. Ci comunica che è possibile fare ciò che si vuole fintanto che si vive in una posizione di potere? 

Quanto ancora dobbiamo pensare che sia lecito dare sfogo alle proprie reazioni e rendere sempre più bassa la tolleranza alla frustrazione?

Ognuno provi a dare quello schiaffo a se stesso, prima di pensare di rivolgerlo al prossimo.

Articolo redatto dagli psicologi-psicoterapeuti Saverio Costantino ed Elena Lorusso

giovedì 31 Marzo 2022

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