Città bella, città brutta

Marilù Liso e Saverio Costantino
Rendere una città vivibile parte da un cambio dei percorsi emotivi e relazionali
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Il cambiamento di una città passa sempre attraverso il cambiamento delle persone. Tutto passa attraverso le persone, attraverso noi. Ognuno deve cambiare prima se stesso se vuole contribuire ad un cambiamento esterno a se'.

Le città sono la nostra casa più estesa, non quella parte che non appartiene a nessuno.

L'arredo urbano è espressione di identità, come l'arredo delle nostre case. Anche il semplice posizionamento delle scale in un edificio o in una città può avere determinati effetti inconsci sulla mente umana. Se abbiamo piazze e viabilità, cura degli spazi verdi, proprio come il mantenimento e della pulizia degli spazi, di sicuro ne riceviamo benessere psicologico. Ognuno tragga in tal senso le proprie  deduzioni.

Perché le nostre case sono belle e poi basta uscire dalla porta e gli spazi comuni non ci appartengono e non li proteggiamo? La metafora dell'appartenenza viene prima di ogni altro luogo comune. Come possiamo pensare di fare bene se non sentiamo di "appartenere"?

Case private belle e luoghi comuni in degrado. Bisogna invece annodare i fili tra il benessere interiore e il benessere esteriore. Quando visitiamo una città ci rimane impressa la dimensione della cura, dell'ordine e l'atteggiamento dei cittadini che ne ricevono benessere e che contribuiscono a rinforzarlo. Se ci pensiamo bene le strade e la viabilità sono il contenuto delle connessioni relazionali, delle persone del centro e della periferia, dei sevizi insomma. È grazie all'interazione tra i vissuti delle persone e le città che si attua un meraviglioso cambiamento non solo delle città stesse, ma anche delle persone che in esse vivono.

Se saremo in grado di connettere il nostro spazio emotivo con gli spazi esterni, solo allora riusciremo a sviluppare un senso di appartenenza emotiva molto forte. Le strade sono le nostre connessioni, non il semplice asfalto, il verde e i fiori riflettono l' educazione alla bellezza e alla natura. Le aggregazioni non sono luoghi bui, ma luoghi piacevoli, che danno benessere, non inquinati, ma salubri. Andare a fare attività fisica in una città inquinata è un attentato a tutti. Se è vero che l'urbanistica è una scienza, allora deve essere in grado di donare, come in psicologia, deve essere capace di dialogare con i bisogni relazionali. Lo stress non è astratto,  si alimenta nel disordine, nelle file disordinate, nella maleducazione e nella aggressività dei cittadini, come evidenziato dagli episodi delittuosi che purtroppo spesso accadono.

Si è persa la consapevolezza del limite, pensiamo spesso che la natura sia una risorsa infinita che libera le sue bellezze da sola. Se cambiamo senza cambiare noi stessi, siamo nel paradosso del cambiare senza cambiare nulla, contenuto e mandato che nessuno psicoterapeuta prenderebbe.

venerdì 17 Giugno 2022

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