Le richieste

Disastro ferroviario Andria-Corato: chieste 15 condanne e revoca della concessione per Ferrotramviaria

Luca Ciciriello
Luca Ciciriello
Il pm Marcello Catalano e il capo della Procura di Trani, Renato Nitti
Questa mattina la conclusione della requisitoria dell’accusa nell’aula bunker del carcere di Trani
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«Siamo felici, proviamo un’emozione incredibile. Ora c’è giustizia». È la reazione a caldo dei parenti delle vittime del disastro ferroviario del 12 luglio 2016, avvenuto fra Andria e Corato, dopo aver ascoltato le richieste di condanna formulate dalla Procura di Trani per gli imputati del processo. Pene in totale per 113 anni per 15 persone accusate, a vario, titolo di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza e falso.

Le richieste. Nello specifico sono stati chiesti 12 anni per Enrico Maria Pasquini, al vertice di Ferrotramviaria; altrettanti per Massimo Nitti, direttore generale di Ferrotramviaria, e per Michele Ronchi, direttore di esercizio della società; 9 anni per Giulio Roselli, dirigente a capo della divisione Infrastruttura; 6 anni per Nicola Lorizzo, capotreno sopravvissuto, Francesco Pistolato, dirigente coordinatore centrale, Vito Mastrodonato, dirigente della divisione passeggeri, macchinisti e capitreno, Francesco Giuseppe Michele Schiraldi, a capo dell’unità organizzativa tecnica, Tommaso Zonno, della divisione passeggeri, Giandonato Cassano, ferroviere e istruttore, Virginio Di Gianbattista, all’epoca dirigente del Ministero delle Infrastrutture, Alessandro De Paola e Pietro Marturano, direttori dell’Ustif, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi. Infine 7 anni per Vito Piccarreta, quel giorno capostazione in servizio ad Andria, e Alessio Porcelli, il capostazione di Corato.

Il pm della procura di Trani, Marcello Catalano, ha inoltre chiesto l’assoluzione di Antonio Galesi per non avere commesso il fatto.

Per Ferrotramviaria è stata chiesta la condanna a una sanzione amministrativa pecuniaria di 1.125.000 euro oltre alla revoca delle autorizzazioni, licenze e concessioni finalizzate all’esercizio dell’attività (fra cui il certificato per la sicurezza) per la durata di un anno. Chiesta per la società anche la confisca di 664.000 euro, che, secondo l’accusa, avrebbe dovuto investire per mettere in sicurezza la tratta con la realizzazione e l’uso del blocco conta assi.

La prossima udienza è fissata al 10 novembre per ascoltare le difese e le parti civili.

giovedì 27 Ottobre 2022

(modifica il 2 Novembre 2022, 8:49)

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