La violenza si nutre della paura di chi la subisce

25 novembre: prima di ogni altro a cambiare dobbiamo essere noi

Saverio Costantino
Saverio Costantino
Violenza
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Ma parlare di violenza aiuta o sarebbe forse meglio parlare di educazione alle emozioni, ai sentimenti, alla gestione di uno stato d'animo?
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Volevamo non intasare il giorno della violenza contro le donne, un giorno per tutti molto forte, per esprimere un contenuto di diversa comprensione. La nostra società è caratterizzata purtroppo da episodi che manifestano un discontrollo degli impulsi, siamo tutti inquieti e intolleranti, poco propensi a far morbida accoglienza agli errori degli altri. Se la violenza sulle donne da parte degli uomini denota negli stessi una immaturità e mancanza di coraggio, la violenza in genere denota una deriva molto più ampia e pericolosa.

Se la mancata  precedenza ad un  incrocio è fonte di aggressione, o il dissenso, immaginiamo come nelle famiglie si attivi una vera e propria pentola a pressione.

La sindrome delle porte blindate e il chiudersi diffidenti verso il mondo esterno, genera tensioni nelle famiglie e non solo. Ma parlare di violenza aiuta o sarebbe forse meglio parlare di educazione alle emozioni, ai sentimenti, alla gestione di uno stato d’animo?

Fa più notizia un atto di violenza piuttosto che un lavoro silenzioso per riuscire a prevenirla. Allora se con la fascia di non violenti siamo pronti a sfilare, a fare cortei e a manifestare, perché continuiamo a vivere pessimi esempi? Anche i media, con autorevoli esponenti della politica, della cultura, spesso esprimono idee come se fossero frecce pronte a trafiggere.

Allora il “sapere” non è il saper fare i pedagoghi degli altri senza essere poi protagonisti del vivere.

La psicoterapia di coppia e  familiare spesso aiuta un sistema a trasmettere anche nei figli modelli diversi. Quanti adolescenti iperesposti sui social sono poi incapaci di gestire la valanga degli stimoli e magari, poi, diventano anche aggressivi e sospettosi. Non dimentichiamo che il sospetto e il controllo sostituiscono spesso la fiducia e l’accoglienza.

Se la violenza è il capolinea di un percorso di maturazione mal riuscito, perché non concentrarci sui percorsi educativi allora. Prevenire meglio che curare recitava uno spot.

Chi educa e chi supporta chi? La violenza si nutre della paura che prova chi la subisce, generando ovviamente molte conseguenze, fisiche e psicologiche che si ripercuotono su tutta la società.

Chi taglia modelli giusti? Solo Crepet con le splendide pillole di saggezza,  molto condivisi e virali, ma scarsamente applicati o meglio scarsamente esercitati nella quotidianità?

La semplicità non è un modello, il buon senso non è un modello, è una traccia che nella nostra vita si definisce quotidianamente senza fare conferenze.

Nei piccoli comportamenti tollerati si genera l’effetto domino. Per comprenderci meglio, dietro un adolescente che agisce comportamenti di disattesa dell’autorità, come per esempio un docente, che prevarica su un coetaneo più fragile, è importante che ci sia una sponda decisa della famiglia unita per ridefinirlo. Se questo manca, si genera una escalation poi applicata a tanto altro. Abbiamo il dovere e la responsabilità di fare qualcosa.

Insomma la violenza è violenza in tutte le salse, e va affrontata in ogni luogo fisico ed emotivo.

Parliamone pure, magari delegando meno e magari mettendoci in discussione più possibile, perché prima di ogni altro a cambiare dobbiamo essere noi.

sabato 26 Novembre 2022

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