L’antico maneggio di Corato da cui furono inviati i cavalli per la Disfida di Barletta
Lo studio

I 13 cavalli per la Disfida di Barletta? Arrivavano da un antico maneggio di Corato

Anche grazie ai forti destrieri provenienti da un antico maneggio di Corato la storia della Disfida finì come tutti noi sappiamo. Ma qual era questa struttura? Lo spiega la ricerca di Giuseppe Magnini
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Nel Teatro Comunale di Corato è custodito un bellissimo sipario, realizzato nel 1875 dall’artista napoletano Giovanni Ponticelli, in cui è rappresentata una scena molto dinamica della Disfida di Barletta.

Potrebbe sembrare uno strano omaggio da parte della nostra città ad un evento storico che si svolse in una zona compresa tra il territorio di Andria e quello di Corato, ma facente parte del territorio di Trani, denominato Contrada S. Elia: era un campo neutro, in quanto era sotto la giurisdizione della Repubblica di Venezia. Invece non è affatto strano, perché sul numero di settembre 2023 del mensile “Il Fieramosca” è stato pubblicato un articolo, a firma del direttore Renato Russo (storico ed editore), in cui si riportava che per la Disfida di Barletta furono coinvolte alcune città del nord barese come Andria, Trani, Bisceglie, Canosa, Spinazzola, Minervino, Ruvo, Cerignola e anche Corato.

La nostra città non ebbe un ruolo marginale, in quanto nell’articolo risulta che da un importante maneggio presente proprio a Corato, il 13 febbraio del 1503, partirono tredici cavalli, destinati ai cavalieri italiani che presero parte alla Disfida. La storia racconta che i cavalli inforcati dai tredici cavalieri della Disfida provenivano da Corato (che all’epoca nel 1503 era chiamata Quarata), perché il duca di Milano Ludovico il Moro aveva trasferito la sua scuderia, costituita da cento cavalli di razza addestrati per il combattimento, nel Ducato di Bari, riservando venti cavalli a Corato, dove c’era un antico maneggio, e raccomandandoli alla cognata, la duchessa di Bari Isabella d’Aragona.

Nel 1503 a Barletta si era dato il via ai preparativi della Disfida e alla vigilia ci si accorse che i cavalli che sarebbero dovuti scendere sul campo della Disfida erano ridotti a degli smagriti ronzini. Così Consalvo da Cordova (il regista della Disfida), che della duchessa era intimo, chiese che dei suoi cavalli fossero affidati ai campioni italiani che di lì a 24 ore sarebbero scesi in campo. La duchessa si affrettò a inviare i tredici prestanti destrieri facendoli scortare da Corato al castello di Barletta dal capitano Lamberti (molti pensano che sia l’Anonimo Autore di Veduta, autore della prima cronaca della Disfida).

Fu così che, anche grazie ai forti destrieri provenienti da un antico maneggio di Corato la storia della Disfida finì come tutti noi sappiamo. Ma qui la domanda nasce spontanea: qual era questo maneggio? Esiste ancora? Dove era collocato nel territorio di Corato? Una serie di domande che si è posto anche il dott. Giuseppe Magnini, cultore di storia locale e socio dell’Archeoclub Corato “Padre Emilio D’Angelo”. Per trovare delle risposte, Magnini ha avviato delle ricerche che hanno portato alla realizzazione e pubblicazione del suo nuovo lavoro di ricerca su academia.edu (consultabile cliccando qui).

La ricerca

L’antico maneggio di Corato da cui furono inviati i cavalli per la Disfida di Barletta
L’antico maneggio di Corato da cui furono inviati i cavalli per la Disfida di Barletta

«In realtà – spiega Magnini – cercare di individuare il maneggio tra le tante strutture presenti non è stato un lavoro semplice. Poteva trattarsi della una stalla di un casale o di una masseria adibita prettamente all’allevamento dei cavalli e doveva essere presente a Corato nel XVI secolo, col dubbio che fosse andata distrutto nei secoli.

La ricerca è iniziata partendo dal presupposto che il maneggio, o almeno la struttura, potesse essere ancora in piedi e dovesse comunque avere delle caratteristiche particolari differenti da una comune masseria. Si è proceduti così alla ricerca delle strutture, adibite ad allevamento, presenti nel territorio di Corato come masserie, casali, torri e ville antiche.

Questo lavoro è stato facilitato dalla mappatura dei beni culturali presenti nel territorio di Corato, effettuata all’interno di un gruppo Facebook tra il 2020 ed il 2021, da cui poi, l’ingegnere ambientale Giuseppe Maldera ha potuto realizzare anche una mappa digitale (consultabile cliccando qui), dove erano indicate moltissime strutture, descritte in modo completo e dettagliato.

Grazie alla mappa si sono individuate quelle che erano le costruzioni adibite ad allevamento presenti nel territorio di Corato, per un totale di 60. Di tutte queste strutture, la maggior parte sono databili tra il 1700 ed il 1900, tranne una, cioè Masseria Torre Missora. Infatti Torre Missora viene citata dal canonico Nunzio De Mattis, Protonotario Apostolico, nella miscellanea del 1787, in cui si elencano i dieci casali esistiti prima del 1300 ed inoltre alla struttura sono anche annesse una chiesetta, sulla cui porta d’ingresso vi è l’iscrizione DDC 1699 ed anche due stalle (una integra e l’altra con la volta crollata). Quindi, vista la presenza delle stalle ed essendo collocabile in un arco di tempo che va da prima del ‘300 alla fine del ‘600, Masseria Torre Missora potrebbe essere il maneggio ricercato.

La ricerca è proseguita andando sul posto e visionando la struttura della Torre e dalle stalle, sono emersi dei particolari molto interessanti. Infatti all’interno di una stalla vi erano 11 antiche mangiatoie, con nicchie ricavate nello spessore del muro perimetrale, realizzato con blocchi di pietra e dei pali di legno per legarci delle corde. Inoltre, la stalla doveva essere una struttura molto più lunga e quindi dovevano esserci molte altre mangiatoie, ma a causa della costruzione di un muro divisorio, fu ridotta di dimensioni e con successivi rimaneggiamenti le altre mangiatoie sono andate perse.

Un altro fattore importante è quello legato proprio al nome che dalla mappa più vecchia del 1753 era Torre Missora e che potrebbe provenire da un antico cognome, che dalle ricerche risulta molto diffuso in Lombardia e in Emilia Romagna. In alternativa, il nome potrebbe derivare dalla radice del verbo latino “mitto, is, misi, missum, ere” che significa “mandare, inviare, far andare” in senso generale, mentre ha un uso particolare riferito all’inviare uomini e carri per gareggiare nelle corse. Il sostantivo “missus”, infatti oltre a significare “incarico, mandato”, indica anche l’uscita di cavalli per le corse.

Purtroppo, al momento non è stato ritrovato nessun documento o iscrizione per poter associare Torre Missora in maniera certa all’evento della Disfida di Barletta. Comunque Masseria Torre Missora per la sua posizione si avvicina molto alle caratteristiche logistiche che il maneggio, all’epoca della Disfida, avrebbe potuto avere: si trova a circa 1,5 chilometri dalla Strada Provinciale 30 (via vecchia Canosa) che in origine corrispondeva ad un’importante via di comunicazione, cioè l’antica via Traiana (collegava Benevento a Brindisi) e che potrebbe essere stata utilizzata per portare i cavalli nel ducato di Bari, passando da Corato, è posizionata a 750 metri dal Regio Tratturo Barletta-Grumo, che potrebbe essere stato impiegato per portare i cavalli a Barletta e dista circa 4 chilometri dal luogo dove avvenne la Disfida, un fattore positivo per i cavalli, abituati a quel tipo di ambiente e paesaggio.

Queste – conclude Magnini – sono solo ipotesi che necessitano di ulteriori indagini che porterebbero conferme o smentite e che comunque potrebbero essere da stimolo a nuove ricerche contribuendo ad una maggiore valorizzazione dei monumenti e dei luoghi di Corato».

domenica 26 Novembre 2023

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Francesca
Francesca
5 mesi fa

Le ipotesi non fanno la storia

Giuseppe
Giuseppe
5 mesi fa
Rispondi a  Francesca

Alcune volte nella storia si è partiti formulando delle potesi e poi si è ricercato in maniera più approfondita è pur sempre un inizio costruttivo, ben vengano certi stimoli.