La recensione

Al “Teatro Fantàsia” in scena la solitudine di un uomo qualunque

Giuseppe Dibenedetto
Un momento dello spettacolo
Lo spettacolo diretto, scritto e interpretato dal barlettando Alessandro Piazzolla, si è tenuto lo scorso 14 gennaio
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Un ritorno trionfale quello de “La mia vita nell’arte – Storia di un uomo qualunque”, uno spettacolo diretto, scritto e interpretato dal barlettano Alessandro Piazzolla, con l’aiuto regia di Rosa Dicuonzo e andato in scena al Teatro Fantàsia, domenica 14 gennaio.

Nonostante la pièce teatrale sia stata proposta più volte nelle città di Barletta, lo spettacolo dell’artista barlettano ha registrato il tutto esaurito. In una città spesso sottovalutata dal punto di vista culturale, vedere un pubblico attivo e partecipe è davvero un’esperienza straordinaria. Il fatto che la cittadinanza scelga di trascorrere la domenica sera a teatro, nel luogo in cui l’arte prende vita, è un segnale importante. Dimostra che la cultura ha un ruolo rilevante nella vita e che si è disposti a sostenere l’arte. Barletta non è solo una città “che non si spera in nulla”, come talvolta viene erroneamente descritta, ma un luogo in cui l’arte e la cultura possono trovare un pubblico attento e appassionato.

Lo spettacolo in scena raccontava una storia cruda, di riscatto e perdizione, quella di un uomo ambizioso, un artista incompreso, un novello Van Gogh, un Leonardo da Vinci agli albori, ma anche qualcosa di più oscuro che si mostra gradualmente, insinuando dubbi nella mente dello spettatore fino all’intenso monologo finale.

Un uomo fondamentalmente solo, quello proposto da Piazzolla. Un uomo ed una sedia sul palco nudo, che non ha bisogno di orpelli. Nel suo turbinio di emozioni, nelle sue danze estemporanee, i suoi gesti nervosi, quasi tourettiani, spinti istrionicamente al limite, si assiste ad un gigante con i piedi d’argilla inciampa, cade, si contorce, incespica, appellandosi ad una giuria pubblica che non lo rispetta, ma lo deride. Ferito nell’orgoglio, illuminato da luce esitante, che sul finale si riscatta con un intenso rosso a ricordare il sangue versato prima della scena. L’attore con i suoi movimenti non fa altro che rafforzare l’idea di trovarci davanti ad un uomo vero, qualunque, qualcuno con una storia da raccontare, un po’ come tutti noi, qualcuno che non ha paura di ammettere che la bellezza sta in ogni inciampo. Così conferma anche la scelta delle musiche, né troppo ricercate né troppo banali, che non fanno altro che sottolineare come Roberto non sia altro che uno di noi, che potrebbe essere chiunque, un amico, un vicino di casa.

Ed è in queste sue idiosincrasie che l’attore diventa tutt’uno con il personaggio, si fonde con lui, fino a confondersi e a confondere chi assiste a chi, lottando conto i mostri della società, del perbenismo, della morale facile e borghese, sacrifica tutto in nome di quella che per lui è una morale superiore, pastore di un gregge di derelitti come lui, gente dimenticata, barboni, forse prostitute, diventa egli stesso il mostro con cui tanto lotta e a cui non vuole darla vinta. Vittima e carnefice, carico di sdegno ma allo stesso tempo di boria, amleticamente giocato sui contrasti, Roberto De Vecchi, questo personaggio così grande da restare schiacciato dalla sua stessa ambizione, assurge a simbolo della moderna società dello spettacolo di debordiana memoria, una società che vuole sempre di più, che chiede ciò che non ha il coraggio di avere e quando lo ottiene lo denuncia, lo guarda con ribrezzo.

Insomma la stagione del Teatro Fantàsia si apre con un pezzo di bravura, un importante augurio che questo stabile, nascosto in una stradina secondaria quasi vergognosamente come il signor De Vecchi, continui a proporre produzioni di alto livello come quella appena andata in scena.

Il Teatro Fantàsia invita la cittadinanza a seguire le loro pagine social così da rimanere aggiornati con i prossimi spettacoli proposti nella nuova edizione della rassegna teatrale “Nuvole sparse” che inizierà da metà febbraio.

 

 

 

venerdì 19 Gennaio 2024

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