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La sfida dell’occupazione giovanile in Italia: tra dati preoccupanti e necessità di azioni concrete

Occupazione Giovanile
La nota di Savio Rociola, responsabile regionale politiche giovanili IV Puglia
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Oltre alle problematiche di Barletta e dintorni, bisogna interfacciarsi con l’Italia e i problemi impellenti di ogni giorno. Tra aumento dei prezzi della benzina, il Documento di Economia e Finanza finto e inutile, parlerò quest’oggi di lavoro e occupazione, ovviamente nel mondo giovanile, area di mio interesse e competenza…

Mentre il tasso di occupabilità in Italia è tra i più alti di sempre (anche se il Sud sembra rimasto indietro), ma che comunque ci fa occupare il gradino più basso del podio europeo, il dato giovanile di disoccupazione è ancora molto alto. Ad oggi troppi (ancora), sono senza un lavoro…

I Neet (Not in education, employment or training) per i quali l’Italia detiene ancora in Europa -nonostante il piccolo miglioramento dell’ultimo periodo – un primato negativo, sono tanti: 2,1 milioni è l’ultimo dato fornito dall’Istat, relativo alla fine dello scorso anno. Perché tutto questo? Poco lavoro, scarsa retribuzione, nessuna voglia di lavorare e/o studiare, o perché a parità di retribuzione costa meno assumere un over50 che un under30?

Tante le ipotesi e probabili risposte… Sempre parlando di dati, in un Paese dove solo 4 giovani su 10 hanno un lavoro, sembrerebbe strano che in un mercato del lavoro competitivo e dinamico, l’età di un lavoratore influenzi in modo significativo i costi per le aziende…

Come incentivare l’occupazione giovanile, in assenza di politiche ad hoc e incentivi fiscali che possano agevolare l’assunzione di freschi talenti? Perché non aumentare le deduzioni fiscali e le agevolazioni contributive per tutte le imprese che assumono ragazzi under 30?

ITS, percorsi universitari, stages… accompagnano un giovane verso il mondo del lavoro, ma che poi probabilmente si trova alla porta di un’azienda senza poter entrare o all’uscio dopo poco tempo. Perché?

Ricordo e rileggo volentieri del 2015. Il governo Renzi, riformò il contratto di apprendistato… Qualcuno da sempre obietta che tale forma contrattuale potrebbe non riconoscere le stesse garanzie di un contratto indeterminato, ma di certo consente assunzioni con incentivi alle aziende, il tutto volto alla formazione e lo sviluppo delle giovani menti da introdurre nel mondo del lavoro.

Perché tutti non ricordano le utili riforme?

Giovani, lavoro, occupazione… Tre parole che si scontrano, anziché creare un connubio. Sarà questo finalmente il momento di insistere affinché si possa cogliere il meglio dalle esperienze passate per moltiplicare le opportunità di lavoro e magari alimentare la prospettiva personale di crescita professionale dei giovani italiani?

Lo si spera… Al momento le domande sono tante e le risposte avute o comunque concrete sono ben poche!

venerdì 12 Aprile 2024

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