La riflessione

La trappola del successo e dell’efficienza: alla ricerca della vera realizzazione attraverso l’amore

Don Gaetano Corvasce
Successo
Come l'amore svela la falsa promessa del successo effimero
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Chi non vorrebbe essere al massimo delle sue potenzialità ogni giorno? Essere in grado di lavorare otto ore, ma poi dedicarsi ad un’attività, magari allenandosi in uno sport nel tempo libero, suonare il pianoforte, magari fare yoga e durante le pause scrivere un romanzo. È compito dei mental coach, presentare tecniche di “auto aiuto” per ottenere tutto ciò che si è prefissato di fare e, allo stesso tempo, controllare l’ansia. Il tutto per essere efficienti oltre che efficaci.
Poi, quando si diventa genitori, sono i figli il campo dove sfoderare la propria bravura: il bambino o la bambina non solo va bene a scuola, ma pratica due sport ottenendo risultati grandiosi, frequenta un corso di scultura oltre a suonare il violino, ha conseguito precocemente le certificazioni per due lingue straniere e legge due romanzi ogni tre giorni.
Queste premesse raccontano della trappola dell’efficienza o del successo che viene alimentata dai miti che i social e i loro influencer propongono e che viene irrobustita dalla competitività che si innesca tra amici e parenti.
E poi c’è la realtà: non solo non sei soddisfatto del tuo lavoro, ma non riesci neanche a fare una piccola corsa. E persino i tuoi figli non vanno bene a scuola, non conoscono una parola di inglese e odiano i libri. Questa è la realtà che si scontra con quei miti che non sono mai esistiti, vittime anch’essi della realtà degli infuencer che, come abbiamo visto di recente, sono tutt’altro rispetto a quello che appaiono.
È confortante sapere che il Signore Gesù dopo la sua risurrezione apparve ai suoi discepoli, ovvero a coloro che lo avevano tradito e lasciato solo. Insomma persone non di successo. E quando lo vedono neanche credono, così come si legge nel Vangelo di Luca (24,37). Hanno avuto bisogno di tempo per credere, come noi che abbiamo bisogno di tempo per risollevarci da una sconfitta, per riprenderci da una malattia o per elaborare un lutto.
Ma ancora più sorprendente, se continuassimo a leggere il Vangelo di Luca, è notare che Gesù risorto non si presenta avvolto di luce, o non compie cose strane per mostrare il successo del suo essere immortale, ma mostra le mani e i piedi (Lc 24,40). Sulle mani e sui piedi vi erano i segni della sua sconfitta, vi erano le ferite della sua sofferenza, vi erano i segni del suo amore. Amore: questo è quello di cui abbiamo veramente bisogno. Siamo veramente realizzati quando amiamo e veniamo amati. Quella del successo e dell’efficienza è solo una vecchia trappola.

mercoledì 17 Aprile 2024

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